Boeri su pensioni: “Poche informazioni dalla politica per paura degli elettori”

Boeri su pensioni: “Poche informazioni dalla politica per paura degli elettori”
19 aprile 2016

“Non sono state date informazioni di base per paura di essere punti sul piano elettorale”. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, punta il dito contro la politica colpevole, a suo avviso, di non aver dato sufficienti informazioni sul fronte pensionistico e previdenziale alle persone. Parlando dell’importanza dell’invio delle cosiddette buste arancioni che contengono informazioni sulla storia previdenziale della persona, Boeri, nel suo intervento al Graduation Day dell’Altemps dell’Università Cattolica, ha sottolineato che “sono stati posti ostacoli nella proiezione delle pensioni future e soprattutto nell’operazione buste arancioni perché c’è paura nella classe politica che queste informazioni la possa penalizzare”. Boeri ribadisce che “noi le nostre proposte le abbiamo fatte ormai quasi un anno fa e le abbiamo presentate al governo. A ottobre le abbiamo rese pubbliche. Il nostro contributo lo abbiamo dato, adesso spetta alla politica decidere cosa fare. Io mi auguro che qualcosa venga fatta”. Ed è convinto che “il tema dell’uscita flessibile è un tema che va affrontato non fra cinque anni ma adesso”.

Secondo Boeri “c’è una penalizzazione molto forte dei giovani e dato il livello della disoccupazione giovanile rischiamo di avere delle intere generazioni perdute all’interno del nostro Paese. Noi invece abbiamo bisogno di quel capitale umano”. Per il presidente dell’Inps è quindi “molto importante fare questa operazione in tempi stretti. I livelli della disoccupazione giovanile sono assolutamente intollerabili in Italia”. “Abbiamo voluto studiare una generazione che può essere indicativa – dice ancora -, quella del 1980 e abbiamo ricostruito l’estratto conto previdenziale. Abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani, persone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente a causa di episodi di disoccupazione vede una discontinuità contributiva di circa due anni. Due anni senza contributi”. Secondo Boeri, infine, “ora se la generazione 1980 dovesse andare in pensione con le regole attuali che prevedono i 70 anni, con l’interruzione contributiva registrata ci andrà dopo due-tre o anche cinque anni perché non ha i requisiti minimi”.

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