Alfano: “Magistrati contrastino reati e non i governi”. Di Matteo rilancia: parte della politica si rifugia nella prescrizione

Alfano: “Magistrati contrastino reati e non i governi”. Di Matteo rilancia: parte della politica si rifugia nella prescrizione
24 aprile 2016

dimatteo“Continuo a sperare che i magistrati contrastino i reati e non i governi e che abbiano sempre chiaro il perimetro che la Costituzione assegna alla loro funzione”. Queste le parole del ministro degli Interni, Angelino Alfano, in una intervista al Messaggero, dopo le polemiche legate ad alcune affermazioni del giudice Pier Camillo Davigo sulla corruzione in politica. “I giustizialisti sono alla ricerca di un nuovo leader, spero che Davigo non si presti”, afferma Alfano. Quanto poi alle intercettazioni, Alfano spiega: “Non vogliamo depotenziare le intercettazioni come mezzo di ricerca della prova, ma difendere la privacy”. Per Alfano quello di Davigo non è “uno scontro, ma un attacco unilaterale che rompe un periodo molto duraturo che sembrava avere riportato a un livello normale la dialettica tra poteri e ordini dello Stato. Evidentemente, c’è un interesse al conflitto, ma la linea del governo è quella di andare avanti offrendo rispetto e pretendendo rispetto”. “Questo paese – aggiunge – ha visto troppe volte governi cambiare a causa delle vicende giudiziarie e anche Prodi cadde per l’ingiusto arresto della moglie dell’ex guardasigilli. Questo è un governo di nuova generazione, senza tante biografie longeve e lunghi passati in cui scavare. Ma, a prescindere da cib, continuo a sperare che i magistrati contrastino i reati e non i governi e che abbiano sempre chiaro il perimetro che la Costituzione assegna alla loro funzione. Nessuno chiede loro di fare di meno, ma nessuno accetterebbe che andassero oltre”. “Spero un’altra cosa. Spero che tra i magistrati sia chiara la consapevolezza che avviare unilateralmente uno scontro con la politica e i politici non fa bene a nessuno, men che meno alla magistratura”.

Intanto, dalle colonne di Repubblica, il pm Nino Di Matteo mette benzina sul fuoco. “Mafia e corruzione sono ormai facce della stessa medaglia ma mentre i boss sono adeguatamente puniti, i corrotti che vanno a braccetto con i padrini sono garantiti da una sostanziale impunità dalla politica”, tuona Di Matteo. Il pubblico ministero del processo Stato-mafia riprende le parole di Piercamillo Davigo sui politici che “continuano a rubare e non si vergognano”, sulle difficoltà nelle indagini. Le definisce “parole chiare, coraggiose, la stragrande maggioranza dei magistrati la pensa così”. E rilancia: “Nei pochi casi in cui si riesce ad acquisire la prova di quei fatti di reato, tutti gli sforzi vengono mortificati dal sistema della prescrizione, che non si riesce a riformare”. Per il pm “probabilmente, una parte della politica trova conveniente l’eventualità di continuare a utilizzare la prescrizione come un comodo rifugio rispetto alla responsabilità dei delinquenti dal colletto bianco”. Quanto a un eventuale scontro in atto tra politica e magistratura Di Matteo aggiunge “Non c’è stata e non c’è una guerra fra politica e magistratura. Una guerra evoca volontà e azione bilaterali. Piuttosto, negli ultimi 30 anni, con sfumature e governi di colore diverso, c’è stata un’offensiva organizzata, costante e abilmente condotta di una parte della politica contro una parte della magistratura, quella che si ispira esclusivamente al principio dell’eguaglianza di tutti innanzi alla legge”.

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