Addio ad agenzia regionale sviluppo, tecnici in piazza

27 aprile 2016

Sfumato il sogno di un’agenzia regionale per lo sviluppo e il rilancio produttivo, resta il nodo dei dipendenti da dieci mesi senza stipendio. La recente liquidazione di Sviluppo Italia Sicilia non cancella i problemi. Cosi’ Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil, Ugl Credito e Fabi hanno proclamato tre giorni di scioperi. A partire da oggi i i 75 lavoratori delle sedi di Palermo e Catania protestano davanti all’Assemblea regionale siciliana contro “l’inerzia del governo regionale”, che ancora non ha preso una decisione sulla societa’, la cui esistenza resta appesa a un filo. “Siamo stati dimenticati. Aspettiamo di conoscere la nostra prospettiva occupazionale”, dicono. Domani mattina manifesteranno alla presidenza della Regione e dopodomani all’assessorato all’Economia. Per i lavoratori la situazione e’ diventata drammatica.

La societa’, che ha gestito per anni il sostegno alle imprese e ha fornito assistenza tecnica alla Regione in numerosi progetti, il 4 aprile scorso e’ stata messa in liquidazione. I lavoratori, che attendono le lettere di licenziamento, aspettavano un incontro col liquidatore, Carmelina Volpe, ex presidente della partecipata, che pero’ non ha accettato l’incarico. Per i lavoratori si era parlato di un loro passaggio nel bacino unico della partecipata Sas, la societa’ che ha assorbito il personale di altre partecipate liquidate negli anni scorsi. Di recente, il presidente della Regione ha annunciato di voler rilanciare la societa’. Ma tutto e’ fermo. “La societa’ e’ stata messa in liquidazione ma il liquidatore non c’e’ e siamo allo stremo. Andiamo avanti privi di direttive. Da venti giorni siamo in stato di agitazione. Non riusciamo piu’ ad assicurare il lavoro e tra questi c’e’ l’accreditamento degli enti formazione – dice il rappresentante della Fisac Cgil Gianluca Mazzarese – Crocetta ha manifestato l’intenzione di presentare in giunta un piano per rilanciare la societa’. Aspettiamo una decisione che garantisca la nostra piena occupazione e i nostri stipendi”.

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