Pensare di fare il partito unico con Silvio Berlusconi e allearsi con Matteo Renzi, come è emerso nei giorni scorsi, è “una sintesi del mio pensiero più che la riproposizione esatta del mio pensiero. Ma è evidente che è arrivata l’ora di riaprire un dialogo. Scongelare i rapporti può essere utile sia a lui che a noi. Siamo di fronte all’ultima chiamata per i moderati”. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, in una intervista su Il Giornale. Casini ha spiegato che “sono cambiati gli equilibri elettorali con Renzi che oggi è nelle condizioni di dare lui le carte. E poi il bipolarismo di un tempo è finito con l’affacciarsi sull’orizzonte politico europeo di forze che abbinano caratteristiche lontane dalla nostra storia: il sentimento anti-europeo e il giustizialismo. E penso alla Le Pen come a Podemos mentre in Italia – ha sottolineato – è evidente che sono i 5Stelle la forza trainante, con buona pace di Salvini e Meloni. Così come non si può ragionare senza tenere conto della minaccia terroristica e di ciò che sta accadendo nel Mediterraneo a poche centinaia di chilometri da noi. Fattori che creano una instabilità che i partiti populisti non fanno che enfatizzare e cavalcare”. Di fronte a tutto ciò, è il ragionamento di Casini, un eventuale asse anti-estreme tra forze del Ppe e del Pse “non sarebbe certo un unicum italiano. É ciò che in Germania stanno sperimentando da tempo e lo stesso Europarlamento è governato così. Oggi l’incontro tra democristiani e socialisti è necessario per non essere sommersi dal populismo. In questo senso trovo irresponsabile chi in Italia tifa per la caduta della Merkel che ci consegnerebbe a soluzioni di governo tedesche per noi molto più negative”.