Esattamente 80 anni fa, una trentina di intellettuali di ispirazione cattolica, misero a punto un testo, di una settantina di pagine, noto come ‘Codice di Camaldoli’ che si può a pieno titolo considerare alla radice della Costituzione italiana e, naturalmente, della fondazione della Democrazia Cristiana. Tra di loro vi erano, solo per fare alcuni nomi, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Sergio Paronetto, Vittorino Veronese, Giorgio La Pira, Paolo Emilio Taviani che, con passione e lungimiranza civica e politica, posero le basi di un pensiero che sapesse coniugare i principi del liberalismo, inteso come radicale ribellione ai regimi totalitari, della democrazia e della giustizia sociale.
In occasione degli 80 anni del Codice, il Monastero di Camaldoli ospita da venerdì 21 a domenica 23 luglio una serie di incontri per celebrare quel documento e dare una rilettura in chiave attuale. Alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, ha insistito sul ruolo della Chiesa, e dei papi in particolare, nella promozione della pace, mettendo in parallelo la fine della seconda guerra mondiale con la necessità di trovare, al più presto, una soluzione al conflitto in Ucraina: per “cercare la pace – ha detto Zuppi – come fondamento di convivenza civile liberata dall’odio e dai conflitti”, è necessaria sempre “una grande costruzione collettiva”.
Dal canto suo Mattarella, in un testo affidato ai settimanali cattolici della Fisc, osserva che “a settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti ” afferma il capo dello Stato. “Sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica – aggiunge Mattarella – emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi”. “Il Codice di Camaldoli è alle radici della nostra Costituzione, che fu influenzata in modo molto chiaro dal lavoro svolto in questo monastero”, ha sottolineato Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale e già ministro della Giustizia. “Il Codice – ha aggiunto Cartabia – non è da considerarsi perfetto, né intendeva esserlo, ma deve essere giudicato come trampolino per quello che i cattolici seppero costruire successivamente”.