Gli Stati Uniti hanno vinto il ricorso contro il tribunale britannico che aveva bloccato per motivi di salute fisica e mentale l’estradizione di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks accusato di spionaggio da Washington. L’Alta Corte di Londra invece ha accettato le rassicurazioni degli Stati Uniti per cui secondo il giudice Assange riceverà adeguata assistenza clinica e psicologica se consegnato per il processo agli Stati Uniti.
“Combatteremo – ha detto fuori dal tribunale la sua compagna, Stella Moris madre dei loro due figli – ogni generazione ha una battaglia epica da combattere e questa è la nostra perché Julian rappresenta il fondamento di cosa significa vivere in una società libera, avere una stampa libera, di cosa significa per i giornalisti fare il loro lavoro senza paura di passare la vita in prigione”. Assange è privato della libertà ormai da 11 anni, su di lui pendono 17 capi di imputazione in seguito alle rivelazioni di migliaia di documenti segreti principalmente sulle operazioni militari statunitensi in Iraq e Afghanistan, fra cui il video dell’uccisione di un gruppo di civili, di cui facevano parte anche due giornalisti Reuters, da parte di un elicottero Usa. Gli avvocati di Assange hanno fatto sapere che si appelleranno alla Corte Suprema.
La Russia ha denunciato la “vergognosa” decisione dell’Alta Corte britannica di revocare il blocco dell’estradizione verso gli Stati Uniti del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. “Questa vergognosa decisione contro un giornalista e una personalità pubblica è un nuovo esempio della visione del mondo cannibale della coppia anglo-sassone: l’Occidente festeggia degnamente la Giorata Internazionale per i Diritti umani”, ha ironizzato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Gli Stati Uniti ritengono Assange responsabile della diffusione di oltre 700mila documenti riservati sulle attività diplomatiche e militari americane, in particolare in Iraq e in Afghanistan. Inoltre, nel 2016 il team di WikiLeaks aveva diffuso migliaia di e-mail del team della candidata Democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton, contribuendo alla vittoria di Donald Trump; circostanza che ha alimentato in sospetti di collusione fra Assange e Mosca.