A Montecitorio ultima stazione Italicum, Renzi decide su fiducia

di Enzo Marino

L’Italicum, riforma elettorale figlia del patto del Nazareno targata Renzi-Boschi-Verdini-Berlusconi ma da quest’ultimo rinnegata dopo la rottura sull’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, è giunto all’ultima stazione: si apre in aula alla Camera quello che il premier Matteo Renzi vuole ad ogni costo essere l’ultimo passaggio. Oggi la prima giornata di confronto parlamentare è dedicata alla discussione generale. Interrotta martedì dal voto sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità annunciate dalle opposizioni, pronte a chiedere il voto segreto. Dopodichè, come da calendario voluto dalla maggioranza per consentire il contingentamento dei tempi, l’esame dell’Italicum verrà rinviato a dopo il ponte del primo maggio, in modo che da martedì della prima settimana del nuovo mese e per tre giorni si voti a rotta di collo per rispettare il termine di giovedì 6 maggio quale data ultima chiesta e ottenuta da Renzi alla sua maggioranza per il voto finale.

Il collegamento alle votazioni dell’aula della Camera di un voto di fiducia sul Governo, prospettato di continuo in queste settimane da Renzi e Boschi prima e dopo la traumatica sostituzione dei commissari Pd dalla commissione Affari Costituzionali per evitare sorprese, è l’ultima decisione non ancora formalizzata a palazzo Chigi. Con molta probabilità la fiducia sarà autorizzata dal Governo, rimettendo poi a Renzi e Boschi la possibilitàò di usarla ove ritenuta indispensabile nel corso delle votazioni. Già domani, sulle pregiudiziali. E forse anche altre due volte sulle votazioni più delicate oggetto di possibili votazioni segrete. Prima del sì o no definitivo dell’Italicum a Montecitorio. Per un totale di 4 voti di fiducia sulla legge elettorale in un ramo del Parlamento dove la maggioranza è schiacciante. Alla vigilia dell’ultima fermata parlamentare dell’Italicum le opposizioni come la minioranza Pd si sono posizionate in trincea nel tentativo di scongiurare il voto prendere o lasciare governo e legislatura sulla riforma elettorale.

Per il M5s, Alessandro Di Battista, esponente del direttorio grillino, è andato in tv a prospettare “azioni extra parlamentari” dopo l’approvazione dell’Italicum data per scontata “perchè nel Pd c’è solo un gioco delle parti e non vera opposizione a Renzi”. “Siamo saliti sui tetti per difendere la Costituzione siamo e il 9 maggio saremo in marcia per strada contro la povertà. Abbiamo sempre utilizzati azioni extraparlamentari per le situzioni più gravi e lo faremo anche questa volta. Perchè questo Paese non lo cambi da solo denttro il palazzo, ma fuori con il sostegno e il dialogo con la gente per strada”. Ma è soprattutto dentro il Pd che l’ultima partita dell’Italicum, quella sulla fiducia, si gioca. Bersani, Fassina, Bindi e lo stesso capogruppo dimissionario Speranza tornato a parlare in pubblico per certificare in tv che le sue dimissioni sono irrevocabili (“non torno indietro, le idee valgono più delle poltrone”) hanno tentato per l’ultima volta di dissuadere il premier dal commettere “un errore violento e tragico contro il Parlamento” che, per usare le loro espressioni, “segnerebbe nel profondo anche il Pd”. A Renzi ora spetta la decisione.

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