A Palermo 58enne ucraina si uccide in cella, in Italia 31 suicidi nel 2015

DRAMMA E GIUSTIZIA Sappe: “Servono agenti di polizia penitenziaria, oltre 6mila, che mancano dagli organici del corpo”

carcere-femminile-sbarre-prigione

carcere-femminile-sbarre-prigioneNel carcere Pagliarelli di Palermo una donna detenuta di 58 anni, ucraina, si è uccisa, impiccandosi alle sbarre della sua cella, dopo poche ore che era entrata nell’istituto penitenziario. “La donna aveva 58 anni, era straniera ed era entrata in carcere a Palermo Pagliarelli per spaccio di droga alle 3 notte, nonostante le disposizioni di legge prevedono che nessuno debba fare ingresso di notte in un penitenziario, e al mattino alle 10.30 si è impiccata alle sbarre della cella”: ha riferito Donato Capece, segretario generale del Sappe, precisando che il suicidio è avvenuto nella giornata di sabato scorso, 5 settembre, ma che solamente oggi se n`è avuto notizia. E` il nono suicidio di una persona detenuta nelle carceri italiane negli ultimi quaranta giorni, il numero 31 dall`inizio dell`anno, ha avvertito il Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria che ha chiesto al ministro della Giustizia Andrea Orlando “interventi concreti ed urgenti per fermare questa spirale di morte”.

“Prima di Palermo Pagliarelli, in questi ultimi 40 giorni, altri detenuti si erano suicidati nelle carceri di Roma Regina Coeli, Terni, Teramo, Pisa, Alba, Carinola, Gela, Como”, ha ricordato Capece, aggiungendo: “Questo dato oggettivo ha sollevato fin da subito le nostre legittime perplessità, soprattutto in relazione al fatto che sentiamo sempre più spesso dire che il numero dei detenuti è calato, che ‘l`emergenza penitenziaria non c`è più’ e, quindi, i problemi sarebbero tutti (o quasi) risolti. Ma niente è stato fatto, partendo dalla revisione della vigilanza dinamica nelle carceri che non cambiato affatto le cose nelle celle ma, anzi, sembra acuire le criticità penitenziarie”. E “nove detenuti che si tolgono la vita in soli 40 giorni dovrebbero fare riflettere seriamente il ministro della Giustizia Andrea Orlando”. “Servono gli agenti di polizia penitenziaria, oltre 6mila, che mancano dagli organici del corpo, e – ha concluso il segretario del Sappe – riflettere sull`opportunità di mantenere il regime penitenziario aperto e la vigilanza dinamica, i quali, se non sono associati al lavoro in carcere, favoriscono l`ozio e l`acuirsi dei drammi personali di chi sta in cella”.