A Palermo è caccia al tritolo che le cosche avrebbero già acquistato e messo da parte per colpire il pm Nino Di Matteo. Gli uomini della Guardia di Finanza sono entrati in azione in vicolo Pipitone, nella zona dei cantieri navali, per cercare l’esplosivo che secondo i racconti del neo pentito Vito Galatolo, sarebbe stato procurato dal boss Vincenzo Graziano.Secondo Galatolo, Graziano avrebbe recuperato il tritolo in Calabria per poi custodirlo in attesa della pianificazione dell’attentato contro il magistrato che regge l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, e contro il quale Totò Riina dal carcere ha emesso la sentenza di condanna a morte. Oltre 120 uomini e decine di mezzi hanno passato al setaccio il luogo simbolo nella storia di Cosa nostra. Un luogo la cui aura di inaccessibilità valida fino a ieri, è venuta meno, sebbene l’esplosivo non sia stato trovato. Il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi: “E’ un fondo che era inaccessibile e che è un po’ il teatro della storia più violenta di Cosa nostra. Fin dagli anni ’80 fondo Pipitone era la base di partenza dei più efferati delitti di mafia, da Dalla Chiesa a Chinnici, a La Torre e via D’Amelio. Lì si organizzavano i summit di Cosa nostra, venivano strangolate le perosne attirate nei tranelli nel corso della guerra di mafia alla fine degli anni ’80. Un posto con un aura di inaccessibilità che dovevamo smantellare a tutti i costi”.