Centinaia di pazienti lungodegenti nelle strutture Cta della Sicilia rischiano di essere dimessi e ritrovarsi letteralmente per strada senza alcuna assistenza. E’ l’effetto di due diversi decreti dell’assessorato regionale alla Salute, che stabiliscono il tetto di spesa per ogni struttura e scaricano sui comuni una parte delle rette per le persone assistite. La riforma fatta attraverso decreti rischia, pero’, di far saltare il sistema. “La situazione e’ grave ed allarmante – dicono il capogruppo di Articolo 4, Luca Sammartino, e il componente della commissione Sanita’ dell’Assemblea regionale sicliana, Toto’ Cascio – ed il problema e’ particolarmente preoccupante nella citta’ di Catania, dove si registrano fra i 3 ed i 400 assistititi. Il Comune di Catania aveva sottoscritto per tempo un protocollo d’intesa con l’Asp etnea per affrontare il problema e risolverlo, ma le richieste di incontro avanzate agli assessorati regionali competenti non sembra abbiano avuto seguito”.
Da qui l’appello agli assessori Borsellino e Bonafede perche’ affrontino il problema convocando “un incontro urgente come richiesto dall’assessorato comunale ai Servizi sociali e dando vita ad un tavolo tecnico al quale prendano parte tutti i rami di amministrazione coinvolti nella vicenda”. I dati catanesi sono particolarmente preoccupanti. Sono circa 150 le persone assistite dai Cta che rischiano di essere dimessi per sforamento dei tetti di spesa e di assistenza. Il comune di Catania cosi’ come i comuni dell’intera provincia, non hanno i fondi per prendere in carico queste persone e “spostarle” nelle comunita’ alloggio o nelle case protette. “Il Comune di Catania, le cui difficolta’ di bilancio sono ben note – aggiunge Sammartino – non e’ in condizione neanche di farsi carico delle 33 euro al giorno per persona che il decreto assessoriale scarica sugli enti locali per tutti gli assistiti che restano in Cta”. Il problema, sia pure in misura diversa esiste in tutta la Sicilia e rischia di trasformarsi in breve in una vera e propria emergenza sociale.