A San Pietro l’ultimo Angelus prima del lockdown: “Che peccato”
La tristezza dei fedeli, “ma è necessario per ripartire”
“Si deve approfittare oggi per ascoltare l’Angelus in piazza San Pietro. Poi sarà un peccato e seguire il Papa dalla Biblioteca Vaticana non è la stessa cosa”. Padre Juan Carlos è un sacerdote originario dalla Spagna, ma che vive a Roma ormai da anni. E’ arrivato a San Pietro per seguire quello che potrebbe essere l’ultimo Angelus di Francesco “affacciato” dalla finestra della terza Loggia del Palazzo Apostolico. Già, perché da domani Roma diventa zona rossa, ripiombando in un lockdown che fa tornare alla mente quello di un anno esatto fa, del 9 marzo 2020. “In Spagna abbiamo già sofferto la terza ondata – prosegue padre Juan Carlos – e ora l’Italia vive la stessa cosa. Qualcosa andava fatto, e la chiusura era necessaria”. Via della Conciliazione è transennata, la piazza antistante San Pietro è mezza chiusa. Per evitare assembramenti, le forze dell’ordine hanno creato due cordoni, uno di ingresso e uno di uscita.
L’atmosfera, forse complice anche il cielo grigio, è triste. “Speriamo passi presto questo virus. Sono una infermiera, e sembra di esser tornati indietro”, dice una mamma che si trova a San Pietro insieme al marito e alle due figlie. “E’ un peccato che anche l’Angelus torni ‘da remoto’ – è un momento emozionante per i fedeli. Quando parla il Papa è sempre un’emozione”. “E’ un dramma – racconta una fedele originaria della Catalogna, ma che vive a Roma – è la prima volta che vengo qui a piazza San Pietro. Giusto in tempo, prima della nuova chiusura”. “Ogni tanto mi fa piacere venire qui a San Pietro, vedere il Papa e ascoltare le sue parole – dice da parte sua Maria, una fedele ortodossa – è un peccato che si torni di nuovo in lockdown, ma è necessario. Speriamo che vada sempre meglio almeno con le vaccinazioni”. Storcono invece il naso due amiche in passeggio a San Pietro. “Siamo venute proprio sapendo che questo è l’ultimo giorno di libertà – sottolinea una delle due – ma non sono d’accordo con la chiusura. Le regole ci sono, le linee guida anche, basterebbe rispettarle e farle rispettare. Così siamo costretti a “pagare” tutti per chi non le rispetta andando a fare la movida….”. askanews