Donne in guerra contro gli jihadisti più temuti al mondo: sono oltre mille le combattenti arabe che hanno imbracciato le armi per sconfiggere l’Isis in Siria, sfidando allo stesso tempo i pregiudizi della società e le parole di condanna delle famiglie. Tra di loro c’è Doza Jiyan, 21 anni, combattente delle Forze democratiche siriane, alleanza di ribelli dominata dalle milizie curde . Dopo avere scaricato l’artiglieria da un veicolo nei pressi del villaggio di Al-Torshan, circa 20 chilometri a nord-est di Raqqa, roccaforte di Daesh in Siria, ha raccontato: “E’ difficile accettare l’idea in un primo momento, in particolare nella società siriana. E’ duro accettare che una donna possa combattere in un posto come questo. Ma se la gente potesse venire qui e vedere cosa accade, il loro modo di pensare cambierebbe”.
“Il mio obiettivo è liberare tutte le donne che vivono sotto l’oppressione dei gruppi di Daesh, ma anche le donne della nostra società, perché non possono decidere – aggiunge la commilitona Hevi – Gli uomini hanno il diritto di essere parte della nostra società e lo stesso deve essere per le donne”. Per Batul Rmeilan, 21 anni, si tratta di liberare le donne dall’oppressione: “Sono qui per aiutare le donne a liberarsi dalla schiavitù e a liberare il paese e la terra. Sono venuta a liberare le donne dopo averle viste vivere in schiavitù e oppresse. Le donne hanno il diritto di vivere in questa società, al pari degli uomini. Non devono stare semplicemente a casa intrappolate tra le mura. Possono uscire, liberarsi, girare il paese come fa la gente”. Sono più di mille le donne arabe che si sono unite ai combattenti curdi delle Syrian democratic forces, come spiega la portavoce Jihan Sheikh Ahmed: “Sono un migliaio le donne che si sono unite alle nostre truppe negli ultimi tempi e altre donne e ragazze che hanno subito maltrattamenti da Daesh continuano ad arrivare, mentre continuiamo a liberare villaggi. Vogliamo creare un’organizzazione forte con un grande gruppo di donne arabe tra le file delle Forze democratiche siriane, che possano rappresentare tutte le donne arabe”.