I REATI Gli altri quattro reati, ricavati da normative precedenti, sono “atti di libidine” con “adolescenti di età presumibilmente compresa tra i 13 e i 16 anni al fine di compiere su di essei ed alla presenza di essi atti sessuali, comportamenti tenuti almeno in una occasione avvenuti in luogo esposto al pubblico” ed in un caso “in concorso con Francisco Javier Occi Reyes ed altri allo stato ignoti”, atti avvenuti “nella Repubblica domenicana”, dove il polacco era rappresentante dipomatico del Papa, “fino all’agosto 2013”; aver “ricevuto, nascosto o comunque detenuto su due computer di cui aveva l’uso, materiale pedopornografico e, dunque, cose provenienti da un delitto”, sempre nella Repubblica Dominicana; infine, “aver cagionato” “lesioni gravi, costituite da perturbamenti della mente, agli adolescenti vittime degli abusi sessuali” e – di nuovo in base alla legge di Papa Francesco, “per aver serbato una condotta che offende i principi della religione o della morale cristiana” per aver ripetutamente eseguito accessi a siti pornografici “nella Repubblica Dominicana fino all’agosto 2013, in Roma, nella Città del Vaticano ed altrove fino al 22 settembre 2014”.
IL RICOVERO Dunque, l’ex nunzio apostolico in Repubblica Dominicana, come ha riferito la sala stampa vaticana, ha avuto un malore ieri pomeriggio ed è stato ricoverato dapprima al pronto soccorso vaticano e poi in un “ospedale italiano”, dove si trova tuttora “in terapia intensiva”. L’avvocato d’ufficio dell’ex arcivescovo, già dimesso dallo stato clericale da una sentenza canonica di primo grado emessa dalla congregazione per la Dottrina della fede, Antonello Blasi, a quanto riferito, ha appreso questa mattina stessa dell’assenza del suo assistito. Al promotore di giustizia (il procuratore generale del Vaticano), l’avvocato Gian Piero Milano, era stata recapitata la documentazione sanitaria che certificava il ricovero di Wesolowski e, a nome dell’accusa, ha chiesto, dopo la lettura dei capi di imputazione, la sospensione della prima udienza odierna in base all’articolo 471 del codice di procedura penale vigente in Vaticano. Richiesta fatta propria anche dalla difesa, che ha peraltro espresso il proprio “rammarico” dato che l’ex arcivescovo polacco “era disponibile” a comparire alla prima udienza (pubblica e celebrata alla presenza di un pool di giornalisti), ed accettata dal presidente del tribunale dello Stato pontificio, Giuseppe Della Torre, che ha rinviato “a data da determinarsi” il processo. Che a questo punto, tra lo stato di salute dell’imputato e la già prevista chiusura estiva degli uffici vaticani, potrebbe riprendere dopo l’estate. L’ex nunzio ha vissuto in questi mesi agli arresti domiciliari nel palazzo dei Penitenzieri, dentro lo Stato vaticano, nella “stanza cinque”, ed è cittadino vaticano dal 22 luglio del 1980, sono alcuni dei dati biografici emersi ad apertura del processo.