Abusi sessuali, la Santa Sede nel mirino dell’Onu: denunciare i preti pedofili
Esperti dell’Alto commissariato chiedono di introdurre l’obbligo di denuncia alle autorità civili
Gli esperti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani chiedono alla Santa Sede ulteriori sforzi per la protezione dei minori dopo i casi emersi di abuso sessuale da parte del clero in tutto il mondo e chiedono in particolare di introdurre l’obbligo di denuncia alle autorità civili. “Gli esperti delle Nazioni Unite hanno accolto con favore le recenti norme stabilite dalla Santa Sede per abolire il segreto pontificio nei casi di abuso sessuale e per consentire la segnalazione di tali casi e la presentazione di documenti alle autorità civili delle giurisdizioni coinvolte”, si legge in un comunicato.
“Tuttavia, hanno rilevato con rammarico che la richiesta di denunciare i crimini alle autorità civili non era ancora obbligatoria e li hanno esortati a farlo il prima possibile”. Nella lettera, datata 7 aprile, pubblicata oggi e firmata dai relatori speciali per la promozione della verità, la giustizia e la riparazione (Fabian Salvioli), per i diritti delle persone handicappate (Garard Quinn), per la vendita e lo sfruttamento sessuale dei minori (Mama Fatima Singhateh) e per la tortura e altre pene e trattamenti crudeli, inumani e degradanti (Nils Melzer), gli esperti esortano la Santa Sede ad adottare tutte le misure necessarie per fermare e prevenire il ripetersi di violenze e abusi sessuali contro i bambini nelle istituzioni cattoliche, e per garantire che i responsabili ne siano chiamati a rispondere e che le riparazioni siano pagato alle vittime. Gli esponenti Onu esprimono “la massima preoccupazione per le numerose accuse in tutto il mondo di abusi e violenze sessuali commesse da membri della Chiesa cattolica contro i bambini e per le misure adottate dalla Chiesa cattolica per proteggere presunti abusatori, coprire i crimini, ostacolare la responsabilità dei presunti abusatori ed eludere le riparazioni dovute alle vittime”.
Gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite ricorda una precedente comunicazione alla Santa Sede da parte del solo relatore speciale per la vendita e lo sfruttamento sessuale dei minori (aprile 2019), e inoltre la comunicazione con la quale il comitato per i diritti umani del bambino criticava il Palazzo apostolico per non avere né riconosciuto l’estensione del problema né aver assunto le misure necessarie al suo contrasto, nel 2014, e, lo stesso anno, le critiche del comitato contro la tortura alle limitazioni ecclesiastiche alla collaborazione con la giustizia civile. Nella missiva vengono inoltre elencati una serie di recenti rapporti sugli abusi sessuali in diverse parti del mondo: il rapporto commissariato dalla conferenza episcopale tedesca e da quella francese, i dati forniti dai vescovi del Belgio e dal cardinale arcivescovo di Bogotà in Colombia, quelli emersi per la Chiesa cilena, i risultati delle commissioni sulle scuole cattoliche per bambini nativi del Canada, l’aggiornamento del dato degli abusi sessuali fornito dai Legionari di Cristo, le indagini sull’istituto Provolo per sordomuti (Verona, Italia, e La Plata, Argentina).
“Se alcune indagini sono state avviate dal Vaticano o da alcune diocesi e conferenze episcopali”, afferma la lettera, “o rapporti segnalano i tentativi persistenti da parte della Chiesa cattolica di proteggere gli aggressori presunti dalla giustizia laica facendo ostruzione alle procedure giudiziarie, rifiutando l’accesso ai fascicoli della Chiesa che documentano le denunce contro gli aggressori, accogliendo gli aggressori in Vaticano da dove l’estradizione veniva rifiutata, trasferendo gli aggressori fuori dal paese dove essi potevano essere perseguiti. La Chiesa ha anche apertamente fatto campagna contro il miglioramento dei quadri giuridici nazionali per le indagini, i processi e gli indennizzi alle vittime di abusi sessuali, anche spendendosi per il mantenimento dei tempi di prescrizione per i crimini di abuso sessuale”. Da qui la richiesta di “prendere tutte le misure necessarie per porre fine alle violazioni presunte e prevenire che non si ripropongano”.
Non manca, per il Vaticano, qualche nota positiva: “Accogliamo con soddisfazione le nuove regole adottate dalla Santa Sede per abolire il segreto pontificio nei casi di abuso sessuale, per esigere la segnalazione di questi abusi e la loro dissimulazione ai superiori del clero e ai procuratori del Vaticano, e per permettere la segnalazione di questi casi e la presentazione dei documenti alle autorità civili e alle giurisdizioni interessate. Ci rammarichiamo tuttavia – proseguono gli esperti ONU – che la richiesta di segnalazione dei crimini alle autorità civili non sia ancora obbligatoria e d esortiamo il governo di Sua Eccellenza a prevedere di rendere questa richiesta obbligatoria il prima possibile”.
“Accogliamo altresì con soddisfazione i rapporti relativi ai primi processi avviati davanti al tribunale penale del Vaticano per abuso sessuale e dissimulazione in un seminario del Vaticano ed esortiamo il governo di sua eccellenza a perseguire penalmente tutti i casi presunti di abuso sessuale di minore e/o la loro dissimulazione, così inviando anche un segnale chiaro a tutti i preti della Chiesa cattolica che queste violazioni non saranno mai più tollerate”. I relatori speciali delle Nazioni Unite fanno parte delle cosiddette Procedure Speciali del Consiglio dei Diritti Umani, ossia i meccanismi indipendenti di accertamento e monitoraggio del Consiglio che affrontano situazioni specifiche del singolo paese o questioni tematiche in tutte le parti del mondo.
Gli esperti di procedure speciali lavorano su base volontaria; non sono dipendenti delle Nazioni Unite e non ricevono uno stipendio per il loro lavoro. Sono indipendenti da qualsiasi governo od organizzazione e servono a titolo individuale. Nella lettera dello scorso 7 aprile al Vaticano, gli esperti dell’ONU chiedono a “Sua Eccellenza” di fornire, entro 60 giorni, una serie di chiarimenti sulle misure di contrasto e prevenzione della pedofilia, “trascorsi i quali” la missiva, viene preannunciato, sarà pubblicata sul sito internet dell’Alto commissariato per i diritti umani, come effettivamente accaduto oggi.