“Accelerare”, la road map di Bruxelles per le vaccinazioni anti Covid-19 in Ue

“Accelerare”, la road map di Bruxelles per le vaccinazioni anti Covid-19 in Ue
19 gennaio 2021

La Commissione europea ha adottato oggi a Bruxelles una comunicazione in cui invita gli Stati membri ad accelerare le vaccinazioni anti Covid-19 in tutta l’Ue, fissando due obiettivi: entro marzo 2021 si dovrebbe vaccinare, in ogni Stato membro, almeno l’80% dei “gruppi prioritari”, ovvero le persone di età superiore a 80 anni e gli operatori del settore sanitario e dell’assistenza sociale; entro la prossima estate, poi, gli Stati membri dovrebbero aver vaccinato almeno il 70% della totalità della popolazione adulta (fra l’inizio di giugno e il 31 agosto, è stato precisato). Un’altra esigenza urgente sottolineata dalla Commissione è quella di aumentare sostanzialmente il sequenziamento del genoma del virus, che dovrebbe riguardare “almeno il 5%, e preferibilmente al 10%” dei test risultati positivi, in modo da individuare più facilmente e rapidamente le nuove varianti causate dalle mutazioni.

Questo per far fronte in modo tempestivo ai rischi che potrebbero presentare in termini di maggiore contagiosità (come nel caso della variante “britannica”) o di maggiore virulenza della malattia, o di vanificazione dell’azione immunizzante del vaccino. “Attualmente – avverte l’Esecutivo comunitario in una nota – molti Stati membri stanno testando meno dell’1% dei campioni, una quantità che non è sufficiente per individuare la progressione delle varianti o per rilevarne di nuove”. La nota aggiunge che “gli Stati membri dovrebbero aggiornare le loro strategie di test per tenere conto delle nuove varianti ed estendere l’utilizzo dei test antigenici rapidi”. La comunicazione definisce le azioni chiave che gli Stati membri, la Commissione, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) dovrebbero intraprendere per intensificare la lotta contro la pandemia, contribuendo a ridurre i rischi e a tenere il virus sotto controllo. Il documento è stato adottato in vista della videoconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Ue, che si terrà giovedì pomeriggio e che sarà dedicata proprio all’emergenza sanitaria e alle campagne di vaccinazione in corso.

Gli Stati membri vengono esortati a continuare ad applicare il distanziamento fisico, a limitare i contatti sociali, a combattere la disinformazione sul virus e sui vaccini, a coordinare le restrizioni di viaggio, a intensificare i test diagnostici e ad aumentare il tracciamento dei contatti. “Dato che nelle ultime settimane si è registrata una tendenza all’aumento del numero di casi, occorre fare di più per sostenere i sistemi sanitari e far fronte alla ‘stanchezza da Covid’ nei prossimi mesi: è quindi necessario accelerare le vaccinazioni a livello globale e aiutare i nostri partner nei Balcani occidentali, nel vicinato meridionale e orientale e in Africa”, afferma la Commissione, aggiungendo che collaborerà con gli Stati membri, l’Ema e le aziende farmaceutiche per avvalersi appieno del potenziale dell’Ue, al fine di accrescere la capacità di produzione dei vaccini. Infine, l’Esecutivo Ue mette sul tavolo la controversa questione dei certificati vaccinali.

“La Commissione, nel pieno rispetto del diritto dell’Ue in materia di protezione dei dati, sta collaborando con gli Stati membri riguardo ai certificati di vaccinazione, che possono sostenere la continuità dell’assistenza. Entro la fine di gennaio 2021 dovrà essere concordato un orientamento comune per consentire agli Stati membri di utilizzare rapidamente i certificati nell’ambito dei sistemi sanitari di tutta l’Ue e non solo”. Questo presuppone per ogni Stato membro un riconoscimento reciproco dei vaccini effettuati negli altri paesi dell’Unione e dei certificati che li attestano. Ma la Commissione si limita per ora a lanciare il dibattito, senza prestabilirne la conclusione, facendo capire che saranno i governi dei Ventisette a decidere per quali finalità utilizzare i certificati vaccinali, e in particolare se richiederli come alternativa possibile (non obbligatoria) ai test negativi, per facilitare i viaggi transfrontalieri. In ogni caso, la Commissione sottolinea che “tutti i viaggi non essenziali dovrebbero essere fortemente scoraggiati fino a quanto la situazione epidemiologica non sarà considerevolmente migliorata. Dovrebbero essere mantenute restrizioni di viaggio proporzionate, compresi i test diagnostici sui viaggiatori, per chi proviene da zone caratterizzate da una maggiore incidenza di varianti del virus che destano preoccupazione”, conclude l’Esecutivo Ue. askanews

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