A partire da oggi, 12 marzo, gli Stati Uniti hanno reintrodotto dazi fino al 25% sulle importazioni di acciaio, alluminio e una vasta gamma di prodotti derivati dall’Unione europea e da altri paesi. Una mossa che ha immediatamente scatenato la reazione di Bruxelles, pronta a difendere le imprese, i lavoratori e i consumatori europei con una serie di contromisure mirate. La Commissione europea ha definito i dazi statunitensi “ingiustificati e ingiusti”, sottolineando che rappresentano un colpo durissimo per il commercio transatlantico, con un impatto stimato in 26 miliardi di euro sulle esportazioni Ue verso gli Usa.
La decisione degli Stati Uniti si articola in quattro elementi principali, che segnano una netta escalation nella guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico:
Secondo le stime della Commissione europea, queste misure colpiranno le esportazioni Ue per un valore di circa 26 miliardi di euro, pari al 5% del totale delle esportazioni di merci europee verso gli USA. Gli importatori statunitensi, dal canto loro, dovranno pagare 6 miliardi di euro in più a causa dei dazi aggiuntivi, un costo che rischia di riflettersi sui prezzi finali per i consumatori americani.
L’Unione europea non è rimasta a guardare. Bruxelles ha risposto con due serie di contromisure, che verranno attuate con tempistiche diverse:
Per definire l’elenco dei prodotti target delle nuove contromisure, la Commissione europea ha avviato una consultazione con le parti interessate, che si concluderà il 26 marzo. Tra i settori presi in considerazione figurano:
Una volta consolidata la lista, la Commissione presenterà una proposta di atto esecutivo agli Stati membri, che dovrà essere approvata attraverso le procedure di “comitologia”. L’entrata in vigore delle nuove misure è prevista per metà aprile 2024.
L’obiettivo delle contromisure europee è duplice: da un lato, proteggere le imprese e i consumatori europei dall’impatto dei dazi statunitensi; dall’altro, mantenere una risposta proporzionata ed efficace per evitare un’escalation incontrollata. Tuttavia, questa nuova fase della guerra commerciale rischia di avere ripercussioni significative sui rapporti economici transatlantici, già messi a dura prova da anni di tensioni.
Bruxelles ha chiarito che la sua risposta non è dettata da spirito di ritorsione, ma dalla necessità di difendere gli interessi europei in un contesto di crescente protezionismo. “Non vogliamo una guerra commerciale, ma non possiamo permettere che le nostre imprese e i nostri lavoratori paghino il prezzo di decisioni unilaterali e ingiustificate”, ha dichiarato un portavoce della Commissione.
La situazione rimane fluida, con entrambe le parti pronte a difendere i propri interessi. Gli Stati Uniti sembrano intenzionati a proseguire sulla strada del protezionismo, mentre l’Ue cerca di bilanciare la difesa del mercato interno con la necessità di mantenere aperti i canali di dialogo.
Intanto, le imprese di entrambe le sponde dell’Atlantico si preparano a fare i conti con costi più elevati e incertezze normative. Per i consumatori, il rischio è quello di vedere aumentare i prezzi di molti prodotti, dall’acciaio ai beni di consumo.
Una cosa è certa: la guerra dei dazi tra Usa e Ue è entrata in una nuova fase, e le sue conseguenze si faranno sentire a lungo, non solo sul piano economico, ma anche su quello politico e diplomatico.