L’Accordo di ritiro negoziato fra i Ventisette e il governo del Regno Unito “resta il migliore e l’unico accordo possibile. Lo abbiamo detto a novembre, lo abbiamo detto a dicembre e ripetuto dopo il ‘meaningful vote’ (dello scorso 15 gennaio, in cui il Parlamento britannico ha bocciato l’Accordo, ndr); il dibattito e i voti di martedì della Camera dei Comuni non cambiano questa posizione: l’Accordo di ritiro non sarà rinegoziato”. E’ una vera e propria doccia fredda, per quanto ampiamente scontata, la reazione con cui il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha reagito a Bruxelles alle nuove richieste di Londra sulla Brexit.
Martedì, ha ricordato Juncker durante un intervento nel dibattito della “mini plenaria” dell’Europarlamento a Bruxelles, la Camera dei Comuni “ha votato contro lo scenario del ‘no deal’ e ha votato contro il ‘backstop'” sul confine irlandese; “ma non sappiamo ancora che cosa a favore di che cosa sono i Comuni”. “Questo – ha avvertito il presidente della Commissione – non è un gioco, e non è solo una questione bilaterale” fra il Regno Unito e l’Irlanda: “E’ una questione che sta al cuore dell’Unione europea”, perché “la frontiera irlandese è la frontiera dell’Unione europea”. Dopo aver avvertito che “il voto di ieri (martedì, ndr)” del Parlamento britannico “ha aumentato il rischio di un ritiro disordinato”, e che l’Ue sta ora accelerando “i preparativi per tutti gli scenari, anche i peggiori”, Juncker, passando dall’inglese al francese, ha concluso sottolineando che “è importante più che mai che l’Unione europea resti calma e unita come è stata sempre in tutto questo processo”.
Intervenendo in aula subito dopo di lui, il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, ha rincarato la dose: “Ieri (martedì, ndr), per la prima volta – ha osservato – la premier britannica Theresa May ha perorato la riapertura dell’Accordo di ritiro che aveva raggiunto con noi e ne ha preso le distanze, e ha appoggiato l’emendamento Brady che chiede di sostituire il ‘backstop’ con accordi alternativi non meglio precisati. La Camera dei Comuni ha poi respinto lo scenario dell’uscita senza accordo, ma senza specificare come evitarlo. Noi condividiamo la volontà del Parlamento britannico di evitare il ‘no deal’, ma questo non elimina affatto il rischio di un ‘no deal'”, ha puntualizzato il capo negoziatore dell’Ue. Nel rapporto con i britannici, ha continuato, “dobbiamo essere realisti e lucidi, responsabili gli uni e gli altri e gli uni verso gli altri: l’Accordo di ritiro – ha scandito Barnier – non sarà rinegoziato”. “Mi è difficile accettare che coloro che avevano partecipato con noi ai negoziati ora facciano il ‘blame game’ (scaricabarile, ndr) contro di noi”, ha ancora lamentato Barnier, dopo aver spiegato che il “backstop” irlandese “non è dogmatismo: è una soluzione realista che abbiamo cercato durante tutti questi mesi, un risposta pragmatica alla situazione sull’Isola d’Irlanda dopo la Brexit”.
Il “backstop”, ha spiegato Barnier, risponde a tre esigenze: “evita il ripristino di una frontiera dura e garantisce la permanenza delle condizioni che hanno permesso accordo di pace del Venerdì santo, e che il Regno Unito e Theresa May hanno più volte confermato di voler preservare; risponde all’esigenza espressa dal Regno Unito di mantenere Gran Bretagna e Irlanda del Nord in un territorio doganale unico; mantiene l’integrità del mercato unico europeo”. Perché dopo la Brexit “la frontiera irlandese sarà la nuova protezione per tutti i consumatori e tutte le imprese del Mercato unico”, per le merci e i prodotti agroalimentari in provenienza dal Regno Unito che “necessiteranno controlli fiscali, sanitari, veterinari e regolamentari”, e il ‘backstop’ serve proprio a garantire questa protezione, e, ha avvertito, “noi non faremo niente che fragilizzi il nostro mercato unico”.
Barnier ha poi ricordato che “sia il protocollo specifico per l’Irlanda (nell’Accordo di ritiro, ndr) che la ‘dichiarazione politica’” concordata dai Ventisette sulle relazioni future con Londra “menzionano il fatto che siamo pronti a negoziare dopo il ritiro ordinato del Regno Unito” una soluzione che eviti o sostituisca il ‘backstop’, “ma nessuno può dire oggi quali sarebbe la natura di questi ‘accordi alternativi'”, che invece il Parlamento britannico chiede ora di negoziare prima del ritiro. “Abbiamo bisogno del ‘backstop’ così com’è: respingerlo – ha spiegato ancora il negoziatore capo dell’Ue – significa respingere la soluzione già trovata con i britannici, ma senza risolvere il problema. E abbiamo già respinto l’idea che possa essere posta una scadenza temporale, che snaturerebbe l’idea stessa del ‘backstop’; che è come un’assicurazione sulla casa, che si sottoscrive perché se ne ha bisogno”. Barnier ha infine ricordato che “ci sono diversi modelli di cooperazione economica dell’Ue con paesi terzi”, e ha concluso che “se il Regno Unito chiedesse di andare al di là di un semplice accordo di libero scambio, e di andare verso uno di questi altri modelli, noi saremmo pronti a rispondere”, evocando implicitamente la possibilità di negoziare una unione doganale permanente con Londra, o la soluzione cosiddetta Norvegese (mercato unico più unione doganale). askanews