Accordo Emirati-Bahrein per ripresa relazioni con Israele. Iran: “Errore strategico”

Accordo Emirati-Bahrein per ripresa relazioni con Israele. Iran: “Errore strategico”
16 settembre 2020

Gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein hanno firmato a Washington la normalizzazione dei rapporti con Isreale con gli “Accordi di Abramo”. Il presidente Usa Donald Trump ha ospitato la cerimonia a cui hanno preso parte il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il ministro degli Esteri emiratino, Abdullah bin Zayed al-Nahyan e l’omologo del Bahrein, Abdullatif Al Zayani.

Nel corso del meeting, Trump ha annunciato che altri 5-6 paesi si uniranno all’accordo con Israele e “stiamo dialogando con i palestinesi, anche loro lo faranno”. Israele “sta ottenendo la pace”, ha detto Trump e “molti Paesi sono pronti a seguire” l’esempio degli Emirati e concordare la pace con Israele, perché “sono stanchi di combattere” e “ci sarà la pace in Medio Oriente”. Il presidente Usa non ha voluto dare i nomi dei Paesi in questione ma sui palestinesi, ha aggiunto: “Penso che vedano quello sta succedendo” e “abbiamo segnali molto forti che gli piacerebbe essere parte di quanto sta accadendo”.  In sostanza, per Trump, “siamo qui per cambiare il corso della storia”, è “l’alba del nuovo Medio Oriente” e l’accordo segna le basi per la pace nella regione “qualcosa che nessuno pensava possibile, non in questi giorni, in questi tempi”.

Netanyahu ha definito la giornata “storica”, “una svolta nella storia” che porta “a una nuova alba di pace”. Parlando dalla Casa Bianca prima di firmare gli storici accordi di normalizzazione con Emirati arabi uniti e Bahrein, il premier israeliano ha ringraziato il presidente Donald Trump per “la sua leadership decisiva” per un accordo “che porta pace a tutti i figli di Abramo”. “A tutti gli amici di Israele in Medio Oriente, coloro che sono oggi con noi e coloro che si uniranno domani, dico salaam alaikum”, ha aggiunto Netanyahu auspicando che altri Paesi firmeranno accordi di pace con Israele. Gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein infrangono così un tabù firmando a Washington la normalizzazione dei rapporti con Isreale mentre prosegue il riallineamento strategico dei Paesi mediorientali in chiave anti-iraniana, accettando di porre fine a decenni di ostilità diplomatica con Israele a causa dell’irrisolto conflitto palestinese.

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Prima gli Emirati poi il Bahrein, dunque, hanno accettato di porre fine a decenni di ostilità diplomatica con Israele a causa dell’irrisolto conflitto palestinese. Netanyahu ha firmato gli accordi con Abdullah bin Zayed al-Nahyan e Al Zayani. Altri due Paesi arabi hanno normalizzato i rapporti con lo Stato ebraico, l’Egitto nel 1979 e la Giordania nel 1994. Gli accordi, che hanno suscitato l’aspra condanna dei palestinesi, segnano un’improbabile vittoria diplomatica per Trump, che nei suoi quattro anni di presidenza ha rincorso la soluzione di problemi insolubili, come il nucleare della Corea del Nord, senza arrivara a risultati concreti. Trump mira alla rielezione il 3 novembre e gli accordi potrebbero aiutarlo a ottenere il sostegno degli elettori evangelici filo-israeliani, una parte importante della sua base politica. Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein con il loro riavvicinamento segnalano la preoccupazione condivisa per la crescente influenza dell’Iran nella regione e lo sviluppo dei missili balistici.

E proprio dall’Iran arriva la prima reazione. “Qualsiasi passo compiuto per normalizzare formalmente le relazioni con il regime sionista è un errore strategico” afferma il portavoce del governo Ali Rabiei riferendosi agli accordi di pace con Israele annunciati dagli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain. “In risposta ai tentativi di alcuni stati arabi di normalizzare le relazioni con il regime di Israele che uccide i bambini” come scrive l’agenzia di stampa ufficiale Irna, Rabiei ha aggiunto che la Repubblica Islamica “mette in guardia contro qualsiasi insicurezza creata dal regime sionista nel Golfo Persico”, ritenendo responsabile di tale “insicurezza” il governo del Bahrain. “L’Iran considera l’interferenza del regime sionista nella regione come una minaccia, ha rimarato il portavoce aggiungendo che “gli stati che stanno compiendo passi in questo percorso devono assumersi la piena responsabilità delle conseguenze”.  “Il popolo oppresso della Palestina e i musulmani che hanno convissuto con la causa palestinese non ammetteranno alcuna normalizzazione delle relazioni”, ha sottolineato ancora. Per il portavoce iraniano, infine, “si tratta di un errore fondamentale commesso sotto la pressione degli Stati Uniti e non a beneficio delle persone residenti nella regione, ma a favore della campagna del presidente americano Donald Trump”.

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