Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha annunciato che Hamas ha dato il via libera alla proposta di cessate il fuoco di sei settimane a Gaza. “Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza e ora aspettiamo la risposta di Israele”, ha dichiarato Shoukry. L’annuncio è arrivato mentre si attendeva ancora l’ufficialità da parte del gruppo palestinese.
Domenica, Tel Aviv si è detta pronta a un accordo per riavere gli ostaggi, ma ha condizionato la tregua alla distruzione di Hamas. Oggi, il premier Benjamin Netanyahu ha confermato che “l’accordo proposto include un cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi”. Ha poi aggiunto, citato dai media, che lo schema presentato da Biden “è parziale perché ci sono altri dettagli che non sono stati pubblicati”. Netanyahu ha precisato che “la guerra verrà fermata allo scopo di restituire i sequestrati e poi discuteremo”. Il ministro della difesa Yoav Gallant, citato dai media, ha affermato: “Stiamo preparando un governo alternativo a Hamas e, quando isoleremo le aree, allontaneremo da queste il popolo di Hamas e vi introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso”. Gallant ha ribadito questa posizione in una telefonata con il segretario di Stato americano Antony Blinken.
Il piano di pace di Biden
A 48 ore dall’inaspettato annuncio del piano di pace in tre fasi a Gaza, la proposta della Casa Bianca ha incassato il sostegno dei maggiori partner internazionali: l’Onu, l’Unione europea, il Regno Unito e i principali attori della regione mediorientale. Il piano si articola in tre fasi:
Prima fase (sei settimane) Cessate il fuoco completo, rilascio di “un certo numero di ostaggi” da parte di Hamas in cambio del ritiro delle truppe israeliane dalle zone popolate della Striscia di Gaza. Previsto un aumento sostanziale dell’ingresso di aiuti umanitari e la possibilità per la popolazione civile palestinese di tornare alle proprie case (secondo le stime delle Nazioni Unite, più del 60 per cento delle abitazioni dell’enclave sono però inagibili a causa dei bombardamenti israeliani).
Seconda fase (sei settimane) Cessazione permanente delle ostilità, rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri politici palestinesi dalle carceri di Israele e il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza.
Terza fase Avvio del piano per la ricostruzione di Gaza.
Le reazioni interne a Israele
Nel dare l’annuncio in diretta, Biden ha affermato che la proposta gli era stata presentata proprio da Israele. Tuttavia, i membri di estrema destra della coalizione di governo di Netanyahu – il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir – hanno descritto immediatamente la proposta come una “resa totale” e hanno minacciato di far crollare l’esecutivo se Israele dovesse approvare il piano. Netanyahu ha già tenuto un incontro con Ben-Gvir per convincerlo che non si tratterebbe di una sconfitta per Israele.
Nel frattempo, Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra di Netanyahu e fortemente critico nei confronti del primo ministro per la gestione del conflitto, ha chiarito in una telefonata con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che la restituzione degli ostaggi israeliani è una “priorità nella timeline della guerra”. Netanyahu potrebbe trovarsi di fronte alla scelta tra l’accettazione della tregua e la sopravvivenza del suo governo, soffocato tra la pressione dell’alleato americano e il rifiuto radicale dei suoi ministri.
Dal fronte di guerra
Intanto, nella notte, un raid aereo israeliano nel nord della Siria ha causato la morte di 16 miliziani siriani filo-iraniani, come riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. L’attacco ha preso di mira depositi di armi di Hezbollah e una fabbrica di rame vicino ad Aleppo.
Inoltre, l’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riportato che almeno 12 persone, tra cui donne e bambini, sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in una serie di bombardamenti israeliani che stamattina hanno colpito le zone di Khan Yunis e Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Altri 10 morti sono stati registrati in due attacchi israeliani sui campi profughi di Bureij e Nuseirat, nel centro di Gaza. L’accordo per il cessate il fuoco di sei settimane rappresenta un passo cruciale verso la possibilità di una pace duratura, ma rimane da vedere se entrambe le parti in conflitto saranno in grado di superare le proprie divergenze e trovare un terreno comune per il bene della popolazione civile di Gaza.