Cronaca

Accusata di istigazione a terrorismo, condannata ricercatrice libica in cella da 8 mesi

Mentre ascoltava in aula le motivazioni della sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Palermo, dove si celebrava il processo a suo carico con rito abbreviato, Khadiga Shabbi (foto), la ricercatrice libica, arrestata dagli investigatori della squadra mobile del capoluogo siciliano 13 mesi fa,  è scoppiata a piangere.  E’ stata condannata a un anno e otto mesi, pena sospesa, con l’accusa di istigazione a delinquere per reati connessi al terrorismo.  Il Pm Geri Ferrara, sostituto procuratore del dipartimento speciale anti-terrorismo della Procura guidata da Francesco Lo Voi, aveva chiesto quattro anni e sei mesi nell’udienza di questa mattina, ma l’aggravante della transnazionalità è caduta. il Giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Iannelli ha riconosciuto solo l’istigazione al terrorismo,

Il FATTO Khadiga  Shanni, 46 anni, e in tasca una borsa di studio di Dottorato di ricerca in Scienze economiche aziendali e statistiche,  era stata arrestata nel dicembre 2015 dagli investigatori della Squadra Mobile di Palermo e da giugno si trovava in carcere. E’ stata scarcerata, dopo otto mesi di reclusione dopo che la Corte di Cassazione aveva confermato la sentenza emessa dal Tribunale del riesame che aveva accolto la tesi sostenuta dai pm della Procura di Palermo. In prima istanza il Gip aveva rigettato il provvedimento del pubblico ministero contro cui aveva ricorso la difesa della libica. Nella sua requisitoria l’accusa aveva sostenuto la richiesta di condanna affermando che le condotte rientravano certamente nell’alveo della fattispecie di istigazione a delinquere, aggravato dalla finalità di terrorismo “avendo aderito espressamente a organizzazioni terroristiche mettendosene a disposizione, cercato di fare arrivare in Italia suoi combattenti, avendo preso contatti con altri foreign fighters rientrati in Europa dopo avere combattuto nei teatri di guerra mediorientale e propagandato materiale documentale, fotografico e video chiaramente di tipo estremista jihadista, reperito informazioni in rete poi fornite ai combattenti sul suolo libico”. Il magistrato ha anche accusato la donna di avere inviato somme di denaro “a soggetti vicini a dette organizzazioni terroristiche” e di avere chiesto “espressamente vendetta per quanto subito dai suoi parenti”.

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redazione