La medicina difensiva incide in Italia per 12 miliardi di euro, lo 0,75% del Pil e pari all’importo dell’intera Imu nazionale. Da un recente sondaggio effettuato dall’Acoi(Associazione chirurghi ospedalieri italiani) emerge, come effetto della medicina difensiva, che il 69,8% dei chirurghi intervistati ha proposto un ricovero invece di un trattamento ambulatoriale, il 61,3% ha prescritto un numero maggiore di accertamenti diagnostici, il 51,5% ha prescritto farmaci non indispensabili. In Sicilia Diego Piazza, vicepresidente nazionale dell’Acoi, e’ intervenuto sulla necessita di conoscere il programma regionale per la gestione dei sinistri, in seguito alla disdetta della polizza assicurativa.
“La Regione – spiega – ha stipulato nel 2013 un accordo assicurativo. La polizza aveva la logica dei grandi numeri, prevedendo una diminuzione dell’importo dei premi complessivi rispetto a quelli stipulati dai singoli ospedali. Ma nel dicembre 2013 lo stesso governo regionale che aveva stipulato la polizza pochi mesi prima, ha deciso di revocarla con motivazioni poco chiare; in particolare avendo stipulato una franchigia di 150 mila euro a sinistro, e verificando che la maggior parte dei sinistri rientra in quella franchigia; cosa peraltro in linea con i dati nazionali (fonte Agenas) che l’85% dei sinistri viene liquidato in franchigia. Quindi dal 1 Luglio 2014 gli operatori sanitari regionali saranno sprovvisti di polizza regionale e ad oggi e’ previsto un ipotetico fondo di autoassicurazione. L’onere ricadra’ sugli operatori sanitari, medici, infermieri tecnici. Cio’comportera’ un aumento della medicina difensiva fino alla paralisi del sistema sanitario, poiche’ nessun operatoreaffrontera’ interventi rischiosi o interventi su pazienti a rischio”.