Cronaca

Ad Assisi ‘Sete di pace’. Mattarella, dialogo tra culture e civiltà per battere terrorismo. Domani arriverà anche il Papa

“Il dialogo è l’intelligenza del vivere insieme: o vivremo insieme o insieme moriremo”: così Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nel suo intervento alla sessione inaugurale di “Sete di Pace” ad Assisi. Oltre 500 leader religiosi, personalità della politica e della cultura, centinaia di giornalisti accreditati e migliaia di partecipanti sono ad Assisi fino a domani, dove si è aperto, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’incontro promosso dalla stessa Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane. “Trent’anni fa Giovanni Paolo II ha indicato alle religioni l’intelligenza del dialogo”, ha ricordato Riccardi, “in un giorno freddo e ventoso, ma pervaso di luce”, ripercorrendo la storica giornata di preghiera per la pace, convocata da Giovanni Paolo II trent’anni fa ad Assisi. Per Riccardi, l'”intuizione” di Giovanni Paolo II “semplice e profonda” indicava una grande novità: i leader religiosi potevano stare “gli uni accanto agli altri, per la pace” e “mostrarsi insieme testimoniava ai rispettivi fedeli che vivere insieme era possibile”. Da Assisi, per tre giorni  arriva forte il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Il dialogo tra le religioni, tra credenti e non credenti, il dialogo nella cultura puo’ molto nella lotta al terrore, piu’ di quanto si pensi. Lo scontro contro la violenza estremista e’ anche uno scontro culturale. E quindi la cultura puo’ prevalere sull’oscurantismo”.

Domani 20 settembre giungerà ad Assisi anche Papa Francesco, che all’Angelus aveva invitato con forza le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo “a vivere quel giorno come una Giornata di preghiera per la pace”, seguendo “l`esempio di san Francesco” per “offrire al mondo una forte testimonianza del nostro comune impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli”. Bartolomeo I (foto) ha evidenziato invece che “costruire la pace e’ una questione di scelta individuale e istituzionale. Comincia dall’interno di noi e si irradia fuori, dal locale al globale. In tal modo la pace richiede una conversione interiore, un cambiamento nelle politiche e nei comportamenti”. Per il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, la via e’ “guardare l’uno all’altro con amore e compassione, negli occhi”. La esemplifica richiamando un suo illustre predecessore, il Patriarca Atenagora, noto per l’abbraccio con Papa Paolo VI a Gerusalemme nel 1964. “Lo incontrai da giovane – ha ricorda Bartolomeo – era conosciuto per risolvere i conflitti invitando le parti coinvolte a incontrarsi. Diceva loro: ‘Venite, guardiamoci negli occhi e vediamo cosa abbiamo da dirci’. Aveva ben capito che la pace e’ qualcosa di personale!”. Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, ha rievocato il martirio di padre Jacques Hamel. “La Provvidenza mi conduce ad Assisi qualche settimana dopo l’assassinio di Padre Jacque Hamel, al termine della messa, per mano di due giovani che si proclamano di fede islamica – ha detto l’arcivescovo -. Io vorrei chiedere la grazia di continuare il cammino del dialogo, un dialogo che sia piu’ forte e piu’ vero, piu’ interiore”. Il riconoscimento del martirio di padre Hamel, ha auspicato l’arcivescovo di Rouen, “non sia una bandiera innalzata per combattere e condannare, ma la gioia di rendere grazie per il dono di un prete che ha donato la sua vita come il Cristo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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