Astana, confermato il cessate-il-fuoco. Ma siriani non firmano. Prossima tappa Ginevra
GUERRA IN SIRIA In Svizzera Trump e la sua nuova amministrazione potranno giocare un ruolo fondamentale video
Russia, Turchia e Iran hanno raggiunto un accordo per il consolidamento e il monitoraggio del cessate il fuoco in Siria: un’intesa messa nero su bianco sulla dichiarazione finale di Astana, dove per due giorni si è discusso sulla crisi siriana. Ma che la soluzione della crisi in Siria sia ancora lontana lo confermano il rifiuto delle delegazioni siriane a firmare il documento conclusivo e le scaramucce a margine degli incontri, con accuse reciproche e ai Paesi partner riguardo al tentativo di far fallire il negoziato. Sembra dunque tutto rimandato a Ginevra: l’8 febbraio, nella città svizzera ci sarà infatti un nuovo round di colloqui sotto l’egida dell’Onu. E su questi, certamente, anche Donald Trump e la sua nuova amministrazione potranno far valere la propria voce, più di quanto non abbiano fatto ad Astana con la presenza dell’ambasciatore Usa in Kazakistan.
GARANTIRE SOVRANITA’ SIRIA “E’ stata presa la decisione di stabilire un meccanismo trilaterale per sorvegliare e assicurare la completa attuazione del cessate-il-fuoco e per evitare ogni provocazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri kazako, Kairat Abdrakhmov, leggendo il documento finale dei colloqui. Russia e Iran, alleate di Damasco, e la Turchia, principale sostenitrice dei ribelli, si sono impegnate inoltre a “utilizzare la loro influenza” e a fare ricorso a “misure concrete nei confronti di ciascuna parte” per consolidare il cessate il fuoco instaurato il 30 dicembre scorso, ed hanno assicurato di voler “garantire la sovranità, l’indipendenza e l’unità territoriale siriana, nella sua forma di Stato multietnico e multireligioso, non confessionale e democratico”. I tre Paesi partner dei negoziati si sono anche espressi in favore della partecipazione dei ribelli siriani ai prossimi negoziati di Ginevra ed hanno accettato una delle principali richieste dei movimenti di opposizione, ovvero la separazione netta tra i ribelli “moderati” e i jihadisti dello Stato islamico e di Fatah al Sham, l’ex Fronte al Nusra affiliato ad al Qaida.
PRIMO OBIETTIVO “Non c’è alcuna soluzione militare del conflitto, che non può essere regolato se non attraverso un processo politico”, si legge nel documento finale. La dichiarazione è stata richiesta a gran voce dall’inviato Onu per la Siria, Staffan De Mistura (foto), mediatore dei lavori, e sostenuta – ma senza alcuna firma – dai ribelli, che sperano in “un congelamento delle operazioni militari” in particolare a Wadi Barada, zona chiave per l’approvvigionamento di risorse idriche per Damasco. “L’incontro”, ha detto da parte sua il principale negoziatore del regime Bashar al Jaafari, “è riuscito a ottenere l’obiettivo di consolidare il cessate il fuoco per un determinato periodo, mostrando il cammino verso il dialogo tra siriani. “Non avevamo che un obiettivo ad Astana: consolidare il cessate il fuoco e il regime”. Non esattamente quello che si aspettava l’opposizione, almeno per le questioni riguardanti il regime e il suo massimo esponente, il presidente Bashar al Assad.
TENSIONI E VELENI E infatti ciò che non vi è scritto nel documento finale è che le distanze tra le parti siriane erano e restano ancora piuttosto ampie e non è un caso che le delegazioni del regime e dei ribelli abbiano negoziato solo per via indiretta. Mai nessun faccia a faccia in due giorni, anzi il solito codazzo di veleni a margine, che hanno chiamato in causa anche i Paesi partner. “La Turchia si è opposta all’inserimento” nel comunicato finale, del termine ‘Stato Laico’, mentre noi come l’Iran avevamo insistito sullo Stato laico della futura Siria”, ha detto il capo dei negoziatori del regime, Bashar al Jaafari. Damasco, spinto dall’Iran, cerca di far fallire i negoziati di Astana”, ha replicato il capo delle delegazione dei ribelli Mohammed Allush. “L’Iran è una grande parte del problema e non della soluzione”, ha aggiunto, secondo l’emittente al Jazeera, precisando che l’opposizione “rifiuta qualsiasi ruolo (di Teheran) come garante” dell’accordo di cessate il fuoco. “E non la riconosceremo come tale neanche in futuro”, ha avvertito Allush.