Aveva 79 anni Bertrand Tavernier, regista instancabile, decano del cinema francese, morto a un mese dal suo prossimo compleanno. L’annuncio arriva dell’Istituto Lumiere, di cui era presidente. Lionese di nascita, amante della settima arte in tutte le sue declinazioni, e soprattutto amante della vita che mangiava e respirava a grandi boccate. Una passione che forse gli veniva anche dalla tubercolosi di cui si era ammalato già ragazzino. Il cinema e l’impegno: denuncia delle torture della guerra d’Algeria, manifestazioni a favore dei migranti, la legalizzazione dei cosiddetti sans-papier, i senza documenti; lotta alla destra del Fronte Nazionale.
Nei suoi film, spesso, la relazione padre-figlio, eredità del suo proprio rapporto complicato col padre, lo scrittore René Tavernier. In Italia conosciuto soprattutto per titoli come Che la festa cominci, La morte in diretta, Una domenica in campagna del 1984 con cui vinse la miglior regia a Cannes, e Round Midnight dell’anno successivo; ma di opere per il grande e piccolo schermo ne ha girate tante. E’ stato anche sceneggiatore e produttore, e documentarista appassionato. Nel 2015 il festival di Venezia gli consegnò il Leone d’Oro alla carriera. Lascia la moglie Colo, sceneggiatrice, il figlio Nils, attore e documentarista, la figlia Tiffany, scrittrice di romanzi.