Si accelera sul taglio alle pensioni dei sindacalisti. Un “privilegio”, bollato dallo stesso ministro dei Rapporti con il parlamento, pronto ad essere “eliminato in tempi brevi” dal governo. E il cantiere è già aperto, sia sul fronte governativo, che parlamentare. Riccardo Fraccaro, infatti, ha annunciato che “il ministero del Lavoro, in collaborazione con l’Inps, sta mettendo a punto i dettagli tecnici per riformare questa materia”. Una vecchia questione, questa del sussidio dei sindacalisti e per la quale tutti i partiti, puntualmente, hanno annunciato tagli e abolizioni, ma nei fatti nulla hanno realizzato finora.
Parliamo di privilegi? Di certo, avere la possibilità di intascare una doppia pensione, a volte, pagando un solo mese di contributi, non è cosa per tutti i mortali, sindacalisti esclusi. Ma così stanno le cose. Basti pensare che ancora oggi è in vigore la fantastica legge “Mosca”. Una norma approvata nel 1974 e così chiamata, manco a dirlo, dal nome di un sindacalista Cgil, Giovanni Mosca, che ne fu il relatore. Perché fantastica? Perché rispetto a tutti i lavoratori che per avere una pensione devono pagare i contributi, la “Mosca” ha permesso di erogare vitalizi a sindacalisti anche senza aver mai versato un centesimo di contributo.
Il gioco era semplice: molti svolgevano lavori tipo volantinaggio, autisti, eccetera, o per i partiti politici o per gli stessi sindacati. Collaborazioni pagate non si sa come, e per le quali non veniva versato nessun contributo. Tuttavia, bastava andare all’Inps con una dichiarazione su carta intestata del datore di lavoro (partito o sindacato) che, in sostanza, permetteva di “sanare” quel periodo – più o meno lungo – di lavoro, facendo ottenere al collaboratore il relativo ricongiungimento dei contributi. In soldoni, fino a oggi, l’Inps – quindi i lavoratori – per questa fantastica legge ha sborsato circa 13 miliardi di euro.
A beneficiarne, tra gli altri, molti bei nomi della politica e del sindacato: Armando Cossutta, Achille Occhetto, Giorgio Napolitano, Sergio D’Antoni, per citarne alcuni. Ora, la “Mosca” è nel mirino di Fratelli d’Italia, e in particolare del deputato Walter Rizzetto, che ha presentato una proposta legislativa per l’abolirla. Ed è lo stesso Inps a rilevare che le pensioni dei sindacalisti sono più vantaggiose di quelle dei lavoratori. Qualche anno fa, l‘Istituto di previdenza ha calcolato che se la pensione lorda dei sindacalisti venisse conteggiata applicando le stesse regole dei dipendenti pubblici sarebbe più bassa, in media, del 27 per cento, con punte che arrivano fino al 66 per cento.
Per uno stesso periodo, infatti, possono cumulare la contribuzione figurativa del lavoro in aspettativa a quella dell’impegno nel sindacato. I sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco sindacale (aspettativa retribuita utilizzata nel settore pubblico) hanno diritto, nel periodo di assenza dal lavoro, all’accreditamento dei contributi figurativi ma spesso hanno per lo stesso periodo versati anche contributi dal sindacato. Nel caso dei dipendenti pubblici, i contributi sindacali vengono ancora valorizzati, applicando le regole precedenti al 1993 che prevedono il calcolo della pensione sull’ultima retribuzione percepita. E così Fraccaro avverte.
“Lungi dal mostrare perplessità e tentennamento – ha evidenziato l’esponente pentastellato – il governo prosegue con la massima determinazione questo percorso con la piena volontà di realizzare le importanti riforme”. Pronto a porgere una mano al governo Conte è “Fratelli d’Italia, che porta avanti questa battaglia e oggi in Senato il governo, attraverso il ministro Fraccaro”, ha detto Giorgia Meloni. “Ci auguriamo che si passi velocemente dalle parole ai fatti – ha aggiunto la presidente di FdI -. Le nostre proposte di legge sono a disposizione dell’Esecutivo e daremo tutto il nostro contributo in Parlamento per raggiungere questo obiettivo in tempi rapidi”.