“Adesso la faremo”: M5S verso la riforma dei mandati, decisione entro Pasqua

“Adesso la faremo”. Con questa frase lapidaria, una fonte vicina alle dinamiche interne del Movimento 5 Stelle ha confermato l’imminente avvio della votazione online sugli emendamenti al regolamento interno, un passaggio cruciale per definire le nuove regole sui mandati elettorali. L’atteso “adesso” resta ancora vago, ma secondo indiscrezioni dovrebbe concretizzarsi prima della Pasqua o, al più tardi, nel lungo ponte tra il 25 aprile e il primo maggio. La tempistica non è casuale: il tema è strettamente legato alla selezione delle candidature per le prossime elezioni amministrative e regionali, e non c’è più margine per ulteriori rinvii.
Il superamento del limite dei due mandati
L’assemblea costituente degli iscritti aveva già approvato a novembre l’idea di superare il limite delle due legislature (o consiliature) nelle istituzioni locali e nazionali, un tempo pilastro del codice etico pentastellato. Questa norma, pensata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio come freno alla professionalizzazione della politica, negli anni ha perso consenso fra gli attivisti, che l’hanno percepita più come un ostacolo alla valorizzazione dei “migliori” che come un presidio di moralità.
Il voto di novembre aveva lasciato aperte diverse opzioni, e Conte ha consultato in varie fasi i parlamentari, il Consiglio nazionale e il Comitato di garanzia. A chi sperava in un semplice via libera al terzo mandato – parlamentari al secondo giro che vogliono proseguire la carriera, ex parlamentari che mirano a rientrare in gioco – Conte ha opposto un netto no al “carrierismo”, ritenuto incompatibile con l’ispirazione originaria del Movimento.
Un compromesso per sbloccare le candidature
Nelle ultime settimane sembra sia stato raggiunto un punto di equilibrio. Secondo indiscrezioni, il testo che verrà sottoposto alla consultazione online prevede il mantenimento del divieto di tre mandati nella stessa istituzione, ma consentirà di cumulare due mandati parlamentari e uno regionale, comunale o viceversa (due in Regione e uno in Parlamento, ad esempio). Una soluzione simile a quella già sperimentata in epoca Grillo per Virginia Raggi, con il cosiddetto “mandato zero” nel consiglio comunale di Roma.
Questa modifica rappresenta un passaggio quasi obbligato per sbloccare l’attesa candidatura alla presidenza della Regione Campania di un esponente del M5S in quota centrosinistra. L’ipotesi più accreditata è quella di Roberto Fico, ex presidente della Camera e primo oratore ufficiale nella piazza del 5 aprile. La sua candidatura, tuttavia, dipende proprio dall’esito della riforma interna.
Conte mantiene il controllo sulle deroghe
In ogni caso, Conte sembra intenzionato a mantenere un margine di manovra sulle candidature attraverso il meccanismo delle deroghe. Per superare i limiti previsti dal nuovo regolamento, sarà necessaria l’approvazione del presidente del Movimento, o quantomeno sarà lui a indicare per quali personalità interne si potrà chiedere agli iscritti o agli organismi dirigenti di derogare ai vincoli. Un sistema che garantisce al leader un ruolo di controllo strategico, pur all’interno di un processo formalmente partecipativo.
Una sfida decisiva per il futuro del M5S
La riforma delle regole sui mandati rappresenta un momento cruciale per il Movimento 5 Stelle. Da un lato, è un tentativo di modernizzare il partito, rendendolo più flessibile e competitivo in vista delle prossime sfide elettorali. Dall’altro, rischia di alimentare tensioni interne, specialmente tra chi teme di vedere svuotati i principi fondanti del M5S in nome di una maggiore pragmaticità.
Con l’avvicinarsi della scadenza fissata per la votazione online, gli occhi sono puntati su Conte e sul suo difficile equilibrio tra fedeltà ai valori originari del Movimento e la necessità di adattarsi alle mutate condizioni politiche. Una sfida che potrebbe determinare il futuro del M5S e la sua capacità di rimanere un attore rilevante nel panorama italiano.