Il Tupolev Tu-154 precipitato nel Mar Nero subito dopo il decollo e’ caduto perche’ per un problema tecnico non ha raggiunto la velocita’ sufficiente per procedere in volo dopo essersi staccato dalla pista. Per questo il trireattore e’ entrato in stallo aerodinamico, ossia la spinta dei reattori non e’ stata sufficiente a mantenere la portanza (l’elemento che mantiene in volo un aereo) delle ali per cui il jet ha rallentato sempre piu’ fino a fermarsi in volo e a precipitare. Lo riferisce una fonte del ministero della Difesa dopo il recupero di tutte le tre scatole nere dell’aereo nel cui schianto sono morte le 92 persone a bordo. “Secondo gli elementi preliminari i flap dell’aereo (gli ipersostentari, quelle parti mobili dell’ala che in fase di decollo e atterraggio si estendono per aumentare la superficie alare e ridurre la velocita’ necessaria per decollare o atterrare) non hanno funzionato in modo sincronizzato, per cui le ali hanno perso portanza e la velocita’ non e stata sufficiente per prendere quota facendo entrare l’areo in stallo”. La ragione per cui i flap non hanno funzionato non e’ ancora stata accertata ma a questo punto perde consistenza la pista dell’errore umano. Resta, in teoria, invece ancora possibile quella del sabotaggio.
SCATOLA NERA Intanto, proseguono senza sosta le ricerche, dopo che sono state trovate e riportate in superficie le tre scatole nere del Tupolev militare. Come spiegato dal Dipartimento di Informatica e comunicazioni di massa del Ministero della Difesa russo, il ritrovamento delle scatole nere è avvenuto quando in Italia erano le 03.42 a una distanza di 1.600 metri dalla riva, ad una profondità di 17 metri. Nel frattempo l’attività subacquea non si interrompe, nonostante le condizioni meteo in deterioramento. Gli specialisti russi del ministero delle Emergenze, tramite sonar a scansione laterale, stanno esaminando la zona sud dello schianto. In 70 immersioni sono stati rinvenuti grandi frammenti della fusoliera del Tu-154, sprofondato nelle acque al largo di Sochi. Mentre è stato già scandagliato il 100% della superficie del mare, dove è avvenuto lo schianto. Durante la notte, i soccorritori hanno trovato altri 5 frammenti hanno rinvenuto detriti del motore. Secondo informazioni non ufficiali, sono stati riportati a riva 16 cadaveri e centinaia di detriti umani.
GRANDE TRAGEDIA La tragedia aerea non è però ancora metabolizzata dalla società russa. Mosca, dopo la giornata di ieri di lutto nazionale, è come sprofondata in un abisso di tristezza e sgomento, simile a quando il sottomarino Kursk si inabissò nel Mare di Barents, all’inizio del primo mandato presidenziale di Vladimir Putin: all’epoca furono 114 le vittime. Allora, come oggi, la tragedia scosse profondamente l’opinione pubblica. Allora come oggi non si parlava d’altro in metropolitana, nelle sale d’attesa, sui media. Ieri in Tv, ora sui social network. Il ministro della Difesa Sergey Shoigu ha chiesto anche oggi ai suoi sottoposti un minuto di silenzio e ha commemorato le vittime dello schianto. “C’è stata una grande tragedia. Sono rimasti uccisi i nostri compagni, colleghi, persone con cui abbiamo lavorato in direzioni diverse, le persone che rappresentano il colore, il volto delle nostre forze armate, la nostra cultura, e, naturalmente, coloro che nel corso degli anni ci hanno aiutato e sostenuto, e noi li abbiamo sostenuti in grandi e importanti operazioni umanitarie in luoghi diversi, in diversi territori” ha detto Shoigu durante una riunione.
L’ARMATA ROSSA Nel caso del Tupolev però le circostanze non farebbero pensare a un fattore esterno, ma a un problema tecnico. Ma per quanto la macchina in questione è considerata una corazzata dell’aria, capace di volare in condizioni complicate e in grado di offrire grande stabilità, sono stati sospesi tutti i voli dei Tupolev 154. Il Tu-154 è precipitato pochi minuti dopo il decollo da Sochi, dove ha fatto una sosta di rifornimento prima di dirigersi in Siria. A bordo c’erano 92 persone: tra loro 65 artisti della Alexandrov, ensemble militare conosciuta in tutto il mondo come il coro dell’Armata Rossa, il loro direttore, il generale (e compositore) Valery Khalilov. E ancora Anton Gubankov, direttore delle attività culturali del ministero della Difesa russo, nonchè autore delle parole de “L’inno dei giusti”, eseguito dal coro dell’Armata Rossa nel maggio 2014 in Crimea e considerato uno schiaffo all’Occidente che non riconobbe il referendum, per il passaggio alla Russia della penisola ucraina. A bordo c’era anche la bella Ralina Ghilmanova, solista dell’Armata rossa. Altri militari, nove giornalisti dei tre principali canali nazionali, e l’attivista sociale, filantropa Elizaveta Glinka, nota in Russia come Doktor Liza: fu lei qualche giorno prima della partenza ad annunciare che sarebbe andata in Siria. Gli aiuti umanitari che Glinka voleva portare alle istituzioni mediche di Aleppo sono state nel frattempo già state consegnate alla base aerea di Hmeymim (Latakia), secondo il ministro della Difesa della Federazione Russa Sergei Shoigu.