Nell`ambito di una indagine finalizzata al contrasto del terrorismo internazionale di matrice islamica riconducibile all`Isis, coordinata dalla Procura Distrettuale di Bari, nelle prime ore di oggi, la Digos della Questura di Bari e di Foggia, in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha dato esecuzione, a Foggia, alla misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino di origine egiziana, con la cittadinanza italiana, presidente dell`associazione culturale “Al Dawa” sita nel capoluogo. All’uomo sono stati contestati la partecipazione all`associazione terroristica Isis/Daesh, l’apologia della predetta associazione terroristica, aggravata dall`uso di mezzi informatici. La Polizia di Stato ha inoltre eseguito tre perquisizioni personali e domiciliari. Il Gico della Guardia di Finanza di Bari ha proceduto all`esecuzione del decreto di sequestro preventivo urgente della sede dell`associazione oltre ai conti correnti dell`arrestato. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria (Gico) di Bari hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d`urgenza emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari nei confronti del 59enne egiziano Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, residente a Foggia, responsabile dell`associazione “Al Dawa”, centro di culto islamico nel capoluogo dauno, indagato per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Le indagini – spiega la guardia di finanza – si inseriscono in un più ampio contesto operativo, che nel luglio 2017 ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Eli Bombataliev, identificato come militante ceceno dell`Isis, e indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.[irp]
Le fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca l’intero immobile, la sede dell’associazione culturale “Al Dawa” e tre rapporti finanziari, il tutto per un valore complessivo stimato di circa 370mila euro. “L’arresto di oggi – sottolineano le fiamme gialle – è frutto anche del protocollo d`intesa, stipulato nell`ottobre 2017 tra la guardia di finanza e la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha innovato il sistema di prevenzione antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo, attraverso un nuovo flusso di comunicazioni tendente a far convergere nei procedimenti penali, le operazioni finanziarie collegate a soggetti sospettati di legami con il terrorismo internazionale”. E questi mirati accertamenti svolti dalle fiamme gialle baresi, sono scaturiti da una segnalazione di operazioni sospette a carico del 59enne egiziano e della moglie Vincenza, 79enne italiana, che hanno rivelato in capo ad Abdel Rahman una disponibilità economica sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017. L`ipotesi degli investigatori è che l’Imam possa essersi procurato le disponibilità attraverso la cosiddetta zakat, una sorta di raccolta fondi, che l’egiziano faceva tra i soggetti di fede islamica che frequentavano il centro culturale Al Dawa.