Chi era il leader dei talebani afghani noto con il nome il Mullah Omar la cui uccisione è stata annunciata oggi da una fonte governativa di Kabul? Se anche la sua morte resta per il momento avvolta nel mistero, in assenza di conferme, Mullah Mohammed Omar era una figura misteriosa già prima di prendere il potere nel 1996 alla guida del governo radicale dei talebani, fino alla sua fuga nel 2001 all’indomani dell’invasione Usa del Paese dopo la tragedia dell’11 settembre. Mullah Omar, da capo dell’autoproclamato Emirato dell’Afghanistan, non volle abbandonare “il fratello ospite” Osama Bin Laden capo e fondatore di al Qaida, che rivendicò gli attentati alle Torri Gemelle di New York. Lui e la maggior parte degli altri leader talebani insieme allo stesso Bin Laden, è sopravvissuto all’assalto americano. Bin Laden, però, è stato ucciso da un commando Usa durante incursione nella città pakistana di Abbottabad nel maggio 2011. Fino ad oggi, nonostante una delle più grandi cacce all’uomo in tutto il mondo, il Mullah Omar e la maggior parte dei suoi compagni avevano eluso la cattura. Per molti, la guida suprema degli studenti coranici era nascosto da qualche parte lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan. Altri credono che fosse nascosto a Quetta o Karachi, in Pakistan, ma il governo di Islamabad ha sempre negato queste voci.
L’arresto del numero due dei talebani, Mullah Abdul Ghani Baradar, vicini a Karachi nel gennaio 2010 avvalorò l’ipotesi che altri leader del movimento islamista afghano siano nascosti in Pakistan. Del resto è noto che dal 2001, i talebani hanno creato propri enclavi sia in Pakistan che in Afghanistan, anche se ora sono sotto pressione in entrambi i Paesi, da parte dell’esercito pachistano ed anche della Nato. Nessun giornalista occidentale ha mai incontrato il Mullah Omar, il quale ha lasciato ogni contatto con il mondo esterno al suo ministro degli Esteri, Wakil Ahmad Mutawakkil. Di età indefinibile, per molti afgani è solo un nome, ma quelli che lo hanno visto affermano che portava sempre un turbante nero. Il suo occhio destro è stato danneggiato da una scheggia nel corso di uno scontro con gli sovietici nel 1980. Quando i talebani erano al potere, il Mullah, raramente lasciava la città meridionale di Kandahar, dove viveva in una grande casa che secondo alcuni, sarebbe stata fatta costruire per lui dallo sceicco Ben Laden: i due sono stati segnalati per aver parlato quotidianamente dai loro telefoni satellitari. Alcuni rapporti di intelligence hanno suggerito “battute di pesca” tra i due amici a Bamiyan.
Durante il suo governo talebano, in Afghanistan, è stata imposta una rigida interpretazione della legge islamica: ad essere prese di mira maggiormente le donne alle quali era negata la scuola e il lavoro oltre ad essere costrette a coprirrsi totalmente con il “Burqa”. Le donne accusate di adulterio, venivano uccise per lapidazione. Ai ladri veniva amputata una mano ed a chi era colpevole di omicidio veniva riservata una morte pubblica per mano dei famigliari delle vittime. Mullah Omar era solito emettere editti religiosi che erano vere e proprie sentenze: pena di morte a chi si convertiva ad un’altra religione che non sia l’Islam, così come l’ordine di distruggere le antiche statue di Budda a Bamiyan. Nonostante i numeri sempre più elevati di truppe straniere nel Paese asiatico, i talebani hanno progressivamente esteso la loro influenza, rendendo insicure vaste aree dell’Afghanistan riportando il Paese a livelli di violenza che non si vedevano dal 2001. Nel 2009, un messaggio attribuito al Mullah Omar venne inviato via email a un numero di giornalisti. In esso egli ha invitato i membri talebani di continuare a combattere contro le forze militari straniere. I legami tra il Mullah Omar e Bin Laden risalgono ai tempi della resistenza contro l’occupazione sovietica dell’Afghanistan del 1979-1989. Mullah Omar ha sempre difeso con vigore il suo amico Bin Laden dall’accusa di aver architettato gli attacchi contro il World Trade Center e al Pentagono, accusando gli Stati Uniti di cercare di coprire i fallimenti della propria intelligence. Si pensa che il Mullah Omar avesse preso come moglie la figlia maggiore di Bin Laden; quest’ultimo addirittura avrebbe a sua volta preso come sua quarta sposa una delle figlie del Mullah Omar.
Per alcuni fonti islamiste, Mullah Omar, era solo un personaggio di secondo piano nelle forze della resistenza all’occupazione sovietica. Secondo queste fonti, il Mullah non avrebbe mai fatto il comandante militare sul campo prima della presa di Kabul nel 1996. Tuttavia, sarebbe stata la rivolta guidata contro gli ex signori della guerra dei “Mujaheddin” nella zona di Kandahar, nel 1994 gli sarebbe valso ampio rispetto e alta considerato da diventare il catalizzatore del movimento talebano che seguì. E così con la l’ascesa degli studenti coranici, il Mullah è diventato il leader indiscusso dei talebani guadagnandosi il titolo di “comandante dei fedeli”. Nessun giornalista occidentale ha mai incontrato il Mullah Omar, il quale ha lasciato ogni contatto con il mondo esterno al suo ministro degli Esteri, Wakil Ahmad Mutawakkil. Di età indefinibile, per molti afgani è solo un nome, ma quelli che lo hanno visto affermano che portava sempre un turbante nero. Il suo occhio destro è stato danneggiato da una scheggia nel corso di uno scontro con gli sovietici nel 1980. Quando i talebani erano al potere, il Mullah, raramente lasciava la città meridionale di Kandahar, dove viveva in una grande casa che secondo alcuni, sarebbe stata fatta costruire per lui dallo sceicco Ben Laden: i due sono stati segnalati per aver parlato quotidianamente dai loro telefoni satellitari. Alcuni rapporti di intelligence hanno suggerito “battute di pesca” tra i due amici a Bamiyan. Durante il suo governo talebano, in Afghanistan, è stata imposta una rigida interpretazione della legge islamica: ad essere prese di mira maggiormente le donne alle quali era negata la scuola e il lavoro oltre ad essere costrette a coprirrsi totalmente con il “Burqa”. Le donne accusate di adulterio, venivano uccise per lapidazione. Ai ladri veniva amputata una mano ed a chi era colpevole di omicidio veniva riservata una morte pubblica per mano dei famigliari delle vittime. Mullah Omar era solito emettere editti religiosi che erano vere e proprie sentenze: pena di morte a chi si convertiva ad un’altra religione che non sia l’Islam, così come l’ordine di distruggere le antiche statue di Budda a Bamiyan.