Ai Maneskin la Lupa Capitolina, nel 2022 al Circo Massimo

Ai Maneskin la Lupa Capitolina, nel 2022 al Circo Massimo
Maneskin
29 luglio 2021

Quattro Maneskin in Campidoglio, quattro ragazzi romani sempre più proiettati sulla scena internazionale dopo la vittoria all’Eurovision seguita a quella di Sanremo. Giacca pantalone per tutti in colori diversi giocati sul rosso e il beige, fra velluti e broccati; sorrisi per Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi e Ethan Torchio che hanno ricevuto la Lupa Capitolina, una statua pesante onorificenza classica della Capitale (già assegnata per esempio a Gigi Proietti, a Enzo Bosso). Chi se la porta a casa? “Bella domanda” ridono i quattro, “dobbiamo discuterne”. A loro la sindaca Raggi ha consegnato anche quattro medaglie di Roma Capitale. “Roma è orgogliosa di voi” aveva detto il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito: “quando si hanno delle cose da dire non si può stare zitti e buoni”.

Prima affacciati al balcone del Campidoglio per salutare la Roma dei Fori, poi nell’aula consiliare Giulio Cesare per ricevere la Lupa, i Maneskin sono arrivati con le famiglie. Victoria Damiano Ethan e Thomas hanno ricordato il loro rapporto viscerale con la capitale dove sono nati, e poi è arrivato l’annuncio: suoneranno il prossimo 9 luglio – fra un anno – al Circo Massimo; una sorta di consacrazione che più ‘romana de Roma’ non si può, per la band intenta a scrivere il prossimo disco, e che sta preparando anche la tournée che partirà in dicembre proprio dalla capitale. La Lupa “è il simbolo storico di Roma ed è veramente con orgoglio che la consegno ai Maneskin, che stanno strabiliando il mondo con la loro musica e la loro energia. State dando un grandissimo esempio a tutti. La vostra grinta è arrivata proprio nel momento in cui ce ne era più bisogno” ha detto la sindaca Virginia Raggi. “Dal calcio alla musica l’Europa parla italiano e forse anche un po’ romano” ha aggiunto Raggi, mentre Ethan sorrideva. Fra citazioni delle canzoni ed elogi, la cerimonia si è svolta con molti applausi di fronte ai pochi presenti (e ai molti collegati in streaming), e con l’intervento di Ernesto Assante, critico musicale di Repubblica, che li ha definiti “una magnifica rock band, frase difficile da dire in un paese di melodisti”.

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L’auspicio di Assante per i Maneskin si richiama addirittura allo storico momento in cui la regina Elisabetta d’Inghilterra consegnò l’onorificenza di baronetti ai Beatles. Assante ha anche elogiato la nuova scena musicale romana, “che esprime una vitalità giovanile che non si vedeva da tanto tempo”, e da vecchio rockettaro, ha aggiunto, bisogna “non smettere mai di sognare”. In fondo, anche se a volte è facile scordarlo visto il successo planetario che stanno riscuotendo anche in ambito Usa e UK, i quattro romani sono giovani, giovanissimi: ancora fra i 20 e i 22 anni. E se si vogliono fare paralleli beatlesiani, i quattro di Liverpool incisero il primo grande successo originale “Love me do” quando John Lennon di anni ne aveva appunto 22. Sacrilegio, forse; ma come sempre coi Maneskin, capacità di sognare, tigna e rispetto delle individualità sono le parole d’ordine. Nessuna citazione in Campidoglio di sesso, genere e libero amore, dati però impliciti quando si parla della band in cui il frontman Damiano ha più volte baciato il chitarrista Thomas in bocca a puro scopo dimostrativo – l’ultima in Polonia – in mezzo ai dibattiti italiani del ddl Zan.

“Di base ci sentiamo la musica scorrere nelle vene da quando siamo nati” dice Ethan il batterista. “Come artisti abbiamo fatto della nostra espressione personale il nostro lavoro e vogliamo essere trasparenti con il nostro pubblico” dice Damiano. “Con la musica cerchiamo di essere liberi e vogliamo che questo passi anche a livello personale” aggiunge Thomas. Suonare, “il nostro sogno da quando eravamo piccoli”: Vic De Angelis la bassista ricorda l’impegno della loro giovane carriera. “Anche andare a Sanremo è stata una scommessa; volevamo dire che si può fare rock anche lì, non bisogna farsi bloccare dalle regole”. “Anche perché se ci credi tu, ci crederanno gli altri” chiosa Ethan. Le loro ispirazioni? Tutto il grande panorama rock. Come scrivono? Sempre insieme, lo hanno raccontato tante volte: “a volte si litiga, ultimamente meno”. E l’immagine che hanno quando chiudono gli occhi? “Io ho realizzato cosa stava succendendo con i primi concerti” per Vic. “Via del corso con la scatola per terra e i primi spiccioli” dice Damiano. “Mi viene in mente il giorno che in sala prove abbiamo cominciato a suonare innsieme la prima volta” dice Thomas. “Da piccolo sognai di essere su un palco con una band; quel sogno si è realizzato” dice Ethan. “Che poeta!” ridono gli altri. La cosa giusta, quindi? “Essere sempre se stessi”. Un augurio per tutti.

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