di Laura Donato
Aida in Arena è sempre uno spettacolo. Se poi la messa in scena è firmata Franco Zeffirelli è sicuro che la maestosità, la ricchezza che ci si aspetta dall’opera composta da Verdi per l’inaugurazione del Canale di Suez raggiungerà i massimi livelli. Il melodramma verdiano su libretto di Antonio Ghislanzoni, ispirato ad uno scritto dell’egittologo francese Auguste Mariette, fra i titoli lirici più applauditi a Verona e il record di titolo più rappresentato in Arena, con le sue 638 recite dal 1913 ad oggi e i 25 allestimenti diversi ripresi in nientemeno che 57 Festival, torna nell’allestimento di grande impatto visivo pensato da Zeffirelli appositamente per il palcoscenico areniano nel 2002, con i costumi firmati da Anna Anni. Quest’anno completa la messa in scena la nuova coreografia creata appositamente dal Direttore del Corpo di ballo areniano Renato Zanella. Ma la maestosità del l’allestimento di Zeffirelli, il cui clou lo raggiunge nella scena del Trionfo, non svia tuttavia l’attenzione dalla resa canora e musicale dell’opera. Secondo Cast per questa Aida, seconda bacchetta. Sul podio Omer Meir Wellber, già ascoltato nel Carmen Gala, impegnato a dirigere un cast che vedeva Maria José Siri nel ruolo del titolo. Accanto a lei troviamo Dario Di Vietri in Radamès; Ekaterina Gubanova in Amneris e Ambrogio Maestri in Amonasro. Dmitry Beloselsky sarà il sacerdote Ramfis e Insung Sim il Re; completavano il cast Antonello Ceron per il ruolo del Messaggero e Stella Zhang per la Sacerdotessa. Cast ben equilibrato ben supportato dalla buca con un Omer Meir Wellber attento ai passaggi e alle sfumature. Tuttavia l’orchestra in buca era spesso poco udibile rispetto alle voci in palcoscenico, in particolare nei momenti più lirici.
Segno questo forse, che l’amplificazione areniana debba essere migliorata o equilibrata maggiormente, o che direttore e orchestrali debbano ricercare sonorità più adatte ad un luogo all’aperto come l’Arena, in modo da mantenere sempre il giusto equilibrio tra palco e golfo. All’interno del cast svettava la bella voce della mezzosoprano russa Ekaterina Gubanova, al suo debutto in Arena. Voce di colore scuro, ma brillante e sicuro, dal fraseggio impeccabile e linee perfette, ha superbamente reso il ruolo di Amneris. Una Amneris sensuale oltre che regale, fiera e implacabile. Una donna innamorata che nella scena del giudizio del quarto atto esplode in tutta la sua vulnerabilità e disperazione. Maria Josè Siri non si è rivelata così duttile nell’interpretazione di Aida, nonostante abbia superato la centesima Aida in Arena. Tuttavia la sua principessa etiope rientra perfettamente nei canoni e assolutamente centrata. Certo la vocalità soffre a volte di alcuni ispessimenti è un leggero vibrato negli acuti, ma è sicuramente una interprete di valore e attenta. Ambrogio Maestri vestiva i panni di Amonasro, padre di Aida, con autorevole aplomb vocale, regale e distaccato anche nel momento in cui maledice la figlia, ma potente e fiero.
Dario Di Vietti è un Radames che esprime tutta la sua ingenuità non solo come personaggio, ma anche come interprete. Troppo giovane ancora per avere maturato le diverse sfumature espressive e tecniche che il ruolo richiede. Accenna lo slancio eroico, ma pagine come Nume custode e vindice, o frasi come Sacerdote io resto a te, si perdono, mancando di efficacia. Il basso russo Dmitri Bielosevskij disegna un Ramfis, sicuro, nobile. Completavano il cast Stella Zhang (Sacerdotessa), Antonello Ceron (Un messaggero) e Ingsum Sim era Un Re dalla voce dalla linea elegante. Ottimo il coro diretto da Salvo Sgrò. Le coreografie erano interpretate dai primi ballerini Annalisa Bardo, Teresa Strisciulli, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo insieme al Corpo di ballo dell’Arena di Verona. Aida torna il 6 settembre, nuova alternanza di cast e direttori d’orchestra, tra cui Daniel Oren.