Casa Italia, il progetto di lungo periodo del governo per la prevenzione del rischio sismico del Paese, parte con dieci cantieri dal costo di 2,5 milioni di euro l’uno distribuiti lungo l’intero arco appenninico, che hanno l’obiettivo di sperimentare soluzioni costruttive innovative mantenendo nel contempo l’edificio vivibile. Si tratta di edidici pubblici a uso residenziale, rappresentativi di diverse tipologie costruttive originarie: pietra, laterizio, cemento. Gli interventi non interesseranno aree “di cratere” e sono stati scelti in base a pericolosità sismica, presenza di rischio idrogeologico (e, in almeno un caso, vulcanico e marino). Rispetto a costruire ex novo è un approccio più oneroso, ma per i promotori oggi compatibile con la disponibilità di informazioni analitiche e di tecnologie innovative.
I piani di azione, in cui sono coinvolti vari soggetti (Istat, ministeri dell’Economia, dei Beni culturali, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dell’Istruzione, Ispra, Enea, Cnr, Mattm, Ingv, e Agenzia delle entrate) porteranno all’individuazione di una “mappa dei rischi” e all’avvio di una serie di cantieri, oltre a concentrarsi sulla “diagnostica speditiva estesa” e sul “repository edifici”, ovvero una sorta di data base integrato sulle caratteristiche degli edifici (con informazioni su età, tipologia costruttiva, stato di conservazione, qualità energetica dimensione, tipologia e localizzazione degli edifici). L’obiettivo del governo, ha precisato il project manager di Casa Italia Giovanni Azzone, è quello di partire con i cantieri entro settembre “evitando procedure straordinarie”. Tra le sperimentazioni c’è anche la costruzione, unica eccezione alla tipologia residenziale, del prototipo di una scuola che funzioni da “city center dove sia possibile andare anche in caso di pericolo”. Un luogo “emblematico” che sia allo stesso tempo struttura “sicura, bella e aperta” ha aggiunto. Il progetto è di Renzo Piano, ispiratore di tutto il piano.