Suonera’ tra poche ore il gong iniziale del match su Matteo Salvini e il caso Gregoretti. Al centro del ring della Giunta delle immunita’ parlamentari del Senato ci sara’ la relazione del presidente, Maurizio Gasparri che, anche nel ruolo di relatore, fara’ la sua proposta sull’autorizzazione a procedere chiesta dal tribunale dei ministri per lo stop allo sbarco deciso dal Viminale l’estate scorsa. Nessun dubbio che sia un ‘no’ al processo ma a quel punto partira’ il dibattito, segnato dallo scontro diretto tra gli ex alleati di governo, Lega e M5s. In piu’, cade per ora l’ipotesi di un rinvio del voto, atteso il 20 gennaio e che qualcuno teme troppo a ridosso delle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria col rischio che diventi facile arma elettorale per Salvini. Ma nessuno dei 23 senatori della Giunta l’ha chiesto (serve una richiesta motivata) e Gasparri quindi archivia la possibilita’: “E’ inesistente, nessuno ne ha parlato”, spiega a fine incontro. A parte gli interventi dell’ex 5Stelle Gregorio De Falco e del leghista Simone Pillon, non ci sono state scintille nella seconda riunione della Giunta. Tutto rimandato al mattino, con la proposta del relatore.
La marcia verso il voto finale in Aula del Senato (previsto per meta’ febbraio) non si rallenta nemmeno se la sua relazione venisse bocciata, come prevedibile. In quel caso a riferire in Aula sara’ un altro senatore, che si e’ espresso diversamente da Gasparri e che riportera’ l’orientamento della maggioranza della Giunta. Nessuno stop neppure durante la settimana di campagna elettorale in vista delle regionali. Ci sara’ la sospensione delle commissioni di Palazzo Madama, che si fermeranno tra il 20 e il 24 gennaio. ” Ma la Giunta non e’ una commissione qualunque – spiega Gasparri – ha un’attivita’ paragiurisdizionale con regole e tempi previsti dal regolamento”. Nel frattempo le dichiarazioni suonano gia’ di guerra e gli esiti scontati, sulla carta. Ora l’ex ministro dell’Interno non ha piu’ i voti dei 5Stelle, che un anno fa sul caso Diciotti lo difesero in nome di un’azione condivisa da tutto il governo. Al nemico storico pero’ il senatore ha strappato Francesco Urraro passato alla Lega e quindi un ‘no’ certo, insieme agli altri 9 del centrodestra. A chiedere il processo, invece, potrebbero essere 13 senatori tra Pd, Italia viva e gruppo Misto.
Non lo nasconde la capogruppo 5S in Giunta che silura il leader: “La sua sembra un’attivita’ isolata, un abuso anche della potesta’ amministrativa – dice Elvira Evangelista, uscendo dalla Giunta – poiche’ l’indicazione del porto sicuro competeva solo ed esclusivamente al ministero dell’Interno e su questo non c’era alcun dialogo con gli altri ministeri”. Assicura che dal Movimento ci sara’ un “si’ compatto” e poi affonda il colpo sulla memoria difensiva presentata nei giorni scorsi: “Ci pare molto debole”, concludendo: “E’ un caso davvero diverso e non sovrapponibile al caso Diciotti”. Agli antipodi la leghista Erika Stefani: “Qualcuno al governo e nel M5s usa il caso Gregoretti solo per colpire Salvini”, denuncia ricordando come le trattative per re-distribuire gli immigrati – cuore della memoria scritta del ‘capitano’ – “erano legate allo stop allo sbarco”. Dal suo tour elettorale in Emilia Salvini ripete che era solo una questione di difesa dei confini nazionali e rimarca la stranezza dell’Italia: “Non e’ normale che ci sia una signorina come Carola Rackete che ha speronato una nave della finanza e va da Fazio a fare la ‘fenomena’ e in galera magari ci va il ministro”.