L’idea gli frullava in testa da un po’, poi ieri sera a cena con alcuni fedelissimi, la decisione: prendere la parola in aula, dire quello che, a suo giudizio, è già evidente nei fatti. E cioè che Ala non sostituisce gli ex bersaniani nella maggioranza che sostiene il governo, semplicemente perché in quella maggioranza c’è sempre stata. Doveva essere il Rosatellum day, con il via libera definitivo del Senato, ma alla fine è stato il Verdini day. In un’aula che si apprestava a votare definitivamente la nuova legge elettorale senza alcun pathos (alla fine i sì saranno 214), l’intervento del senatore ex berlusconiano arriva a sorpresa. “A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza, con l’uscita di Articolo 1 e con il nostro ingresso, vorrei dire che non è vero perché noi c’eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura”. E’ questo il passaggio più significativo di un intervento che è molto politico, quasi un pretesto la dichiarazione di voto sul Rosatellum. Una legge di cui Verdini dice di non essere il padre, ma una parentela la riconosce comunque: “Diciamo semmai che è mia nipote”. Verdini rivendica “con orgoglio” il ruolo di “supplenza politica” ed elenca i provvedimenti che Ala ha contribuito a varare come le unioni civili, il Def e anche il biotestamento, se e quando arriverà in aula. Di più, il senatore apre già un credito sull’immediato futuro dicendosi pronto a dare il suo sostegno sullo ius soli. Quella legge su cui Paolo Gentiloni vorrebbe chiedere la fiducia nel colpo di coda di questa legislatura. Luigi Zanda, nel suo intervento in aula, sembra già prefigurare lo scenario.
“Accoglierei con molto favore la decisione”, dice. Matteo Renzi, in mattinata, spiega che non si tratta di nessun cambio di maggioranza. “La legge elettorale si vota con chi ci sta”, afferma. Mdp, che due giorni fa si è recata al Colle, la vede diversamente. “Verdini – afferma Miguel Gotor – ha il merito di svelare l’ipocrisia della stagione renziana: patto del Nazareno da una parte e rottura a sinistra dall’altra”. Anche il M5s sembra aspettare un segno da Mattarella. Ma lo schema di queste fiducie potrebbe ripetersi sulla cittadinanza, così come sulla legge di bilancio. E non solo con il contributo dei verdiniani. Perché anche Forza Italia potrebbe fare la sua parte: non arrivando a votare con il governo, questo no. Ma garantendo di volta in volta, con assenze o presenze strategiche, che non ci siano problemi di numeri. Basta che l’esecutivo consenta agli azzurri di piantare su questa manovra qualche bandierina da rivendicare. Paolo Romani fa intuire che qualche amo è stato lanciato. “Questo – dice – è un governo che non ha una forte maggioranza al Senato e quindi nel gioco parlamentare, noi presenteremo alcuni emendamenti che riteniamo importanti e mi auguro che da parte della maggioranza ci sia disponibilità ad accettarli”.