Esce l’11 novembre il nuovo album di Sting “57th & 9th”, dal nome della strada che l’ex Police attraversa tutti i giorni per andare in studio a New York. Dopo anni il cantautore britannico ha voglia di tornare alle sue radici rock: “L’impulso principale del disco è molto diretto, semplice, energetico – ha detto in un’intervista a France presse – ma non tutto il disco. Ci sono alcune ballad, ci sono dei lavori riflessivi e introspettivi nell’album. Ma l’impulso principale è il rock”. Nel disco trovano spazio brani come “One Fine day” sui cambiamenti climatici e “Inshallah” che racconta di migranti in viaggio per l Europa. “Inshallah è il mio tentativo di mettermi su una di quelle imbarcazioni, come se fossi il padre di uno di quei piccoli bambini, se fossi il marito di una donna, come mi sentirei? Lasciare il pericolo, affrontare il pericolo, senza sapere dove sto andando o cosa mi aspetta, come ci si sente?”, ha spiegato. “Ho anche registrato una versione di Inshallah con alcuni musicisti siriani che vivevano a Berlino, che hanno fatto la traversata, una coppia di loro era di Aleppo. Li ho incontrati, ascoltato le loro storie, da dove venivano e ho chiesto loro il permesso di fare questa canzone”, ha rivelato. Nell’album anche “50.000”, un brano dedicato a Prince. Sulla sua vita a New York, Sting ricorda: “Sono un inglese che vive a New York, sono sempre un alieno e mi piace, non sono un newyorkese, sono un alieno legale”, scherza, parafrasando la sua celebre canzone degli anni ottanta.