Carcere, supermulte e perdita della patria potestà per chi diventa genitore con la maternità surrogata. E’ questo l’oggetto della campagna politica lanciata oggi dal leader del Nuovo Centrodestra e ministro dell’Interno Angelino Alfano, e la sua collega titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin. “Con il ddl sulle unioni civili abbiamo stoppato – ha sottolineato Alfano – il via libera per l’utero in affitto attraverso la stepchild adoption. E’ un turpe mercimonio quello di chi mette l’etichetta del prezzo su un utero: l’Italia ha bisogno di leggi e di regole chiare per difendere il nostro sistema di valori”. “Il corpo delle donne non si vende, non si compra, non si affitta”, ha dichiarato dal canto suo Lorenzin, adoperando lo slogan scelto per lanciare la campagna, che politicamente sarà incentrata su una mozione parlamentare e su una proposta di legge. “Non c’è nessuna generosità in questa pratica, ci crederò quando vedrò una donna ricca prestare il suo utero alla colf”, ha aggiunto. La mozione impegna il Governo ad agire a livello internazionale affinché la surrogazione di maternità “sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani e sia quindi reato perseguibile universalmente in tutto il mondo”. La proposta di legge invece fissa le norme penali in analogia, ha spiegato il senatore Nico D’Ascola redattore materiale del testo, con quello che prevedono le sanzioni “per il turismo sessuale: qui si tratta di turismo procreativo, sono contesti facilmente assimilabili”.
Chi “organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o embrioni” è punito, nel testo proposto da Area popolare, con la reclusione da uno a tre anni e la multa da 600mila a un milione di euro; per chi organizza, pubblicizza o utilizza la maternità surrogata le pene vanno da due a cinque anni di reclusione e le multe da un milione e 200mila a due milioni tondi. Pene irrogabili anche “quando il fatto è commesso all’estero da un cittadino italiano”. Non è prevista nessuna accusa per la madre che porta avanti la gravidanza surrogata, ma la decadenza dalla patria potestà per chi viene condannato. In pratica, i figli sarebbero allontanati dalle famiglie con le quali sono cresciuti. Infine, l’articolo 3 della legge istituisce “il diritto alla conoscenza delle proprie origini e la tracciabilità a scopi medici, per i nati da maternità surrogata. Nel certificato di nascita vanno riportati gli estremi anagrafici dei genitori biologici che hanno contribuito al concepimento e al parto”. L’iniziativa di Ncd, che la deputata Paola Binetti ha definito “un segnale politico forte da parte di Area popolare”, si inserisce nella scia dello scontro sulle unioni civili e nel dibattito sulle adozioni per le coppie omosessuali. A giudizio del ministro Lorenzin c’è però “l’occasione di fare di questa non una battaglia politica fra le parti ma invece una grande battaglia politica per le donne e di civiltà. C’è stato – ha sottolineato l’esponente di Ncd a margine della conferenza stampa – un grande risveglio non solo in Italia su questi temi, ma in Francia, Germania, Stati Uniti. Stiamo lottando per lo stesso obiettivo sia donne provenienti da ambienti più conservatori o cattolici sia donne laiche, socialiste”. Red. Pol.