Alfano in surplace, tra appoggio a Renzi e avvertimenti a Berlusconi. Anche Cesa lo abbandona

AP COME NEVE AL SOLE Si è riunita l’assemblea dei gruppi Ap di Camera e Senato per valutare l’andamento del voto

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In surplace: è forse questo il termine che caratterizza al meglio la posizione del segretario Ncd, Angelino Alfano all’indomani del voto sul referendum sulla riforma costituzionale. E’ questa l’immagine che lo raffigura all’indomani della sua improvvisa accelerazione sul ritorno alle urne impressa ieri sera dal salotto di Porta a porta, seguita dall’altrettanto repentino colpo di freno di questa mattina, con la precisazione che sul voto il “riferimento primo è il Colle e la sua grande saggezza”. E “oltre al fatto – ha sottolineato Alfano – che, comunque, chi decide è il Pd. Il tutto appena prima – fatto singolare – che si riunisse l’assemblea dei gruppi Ap di Camera e Senato, stamattina, per valutare appunto l’andamento del voto e iniziare gli approfondimenti che troveranno respiro domani nel corso della direzione Ncd, convocata per le 11. L’inconsueta fretta nella presa di posizioni è apparsa poco spiegabile a molti osservatori. Di certo Alfano ed i suoi hanno avuto la necessità di mettere immediatamente “cappello” sul risultato referendario che per quanto negativo nell’esito della consultazione, conferma la consistenza del 41% di un bacino di voti che afferiscono alla maggioranza.

Una maggioranza che in zona Area popolare si sfarina inesorabilmente: nell’analisi dei flussi del voto Ncd-Udc risulta spaccata a metà nel suo voto al referendum, mentre la situazione è stata certificata oggi dall’annuncio ufficiale della separazione da parte del segretario dello Scudocrociato. Queste le parole di Lorenzo Cesa: “L’idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva che un disegno politico utile all’Italia. Su questo punto si segna l’ultima differenza nei confronti di Alfano. L’esperienza di Ap, forse mai decollata, si conclude qui con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari”. “L’Udc non poteva continuare a prestare il fianco – ha aggiunto il segretario dell’Udc – alla sudditanza di Alfano nei confronti del premier, ma soprattutto non poteva ignorare la chiara indicazione della volontà popolare che ha bocciato la linea riformista del governo”. Di fronte ad un assottigliamento progressivo delle sue fila l’annuncio di Alfano di un rapido ritorno alle urne centrava dunque due obiettivi: l’ancoraggio ad una forza politica di rilievo e l’appoggio ad una posizione che il segretario Renzi aveva maturato e non ancora esplicitato. Un vero e proprio assist. Ma l’esposizione mediatica da parte del segretario Ncd, che è anche ministro dell’Interno, quindi con un ruolo istituzionale di rilievo anche sul panorama internazionale e dei mercati, non deve essere risultato neutro agli occhi del Colle, così impegnato ad assicurare l’immagine di solidità del Paese, sia pure in una fase politicamente complessa. Contemporaneamente la posizione contraria alle elezioni immediate di una parte del Pd, ha consigliato di lasciare ogni decisione all’esito della direzione e della discussione interna dem.

Da qui la puntualizzazione sul ruolo centrale del Presidente della Repubblica di stamattina di Alfano, dopo la fuga in avanti di ieri sera. Ma Alfano ha anche dovuto mettersi in sicurezza sul fronte Forza Italia. Se il voto in tempi ravvicinati mette al sicuro Ap dalla possibilità che il centrodestra riesca ad organizzarsi al meglio come forza politica (con Berlusconi tornato candidabile e con la possibilità quindi che possa spendersi più che in prima persona, nel simbolo della forza da lui guidata), nell’eventualità di un prolungamento della legislatura, ha chiarito il leader Ncd, “ognuno deve assumersi le proprie responsabilità” e non potrà dettare le proprie condizioni a titolo “gratuito”. Come fece Forza Italia ai tempi del Patto del Nazareno, per intenderci. FI insomma dovrà “metterci la faccia”, magari con un appoggio esterno ad un esecutivo, per evitare quelle tensioni e mal di pancia che pesarono sui centristi ai tempi del Patto del Nazareno. Un’esperienza da non ripetere in nessun modo, per Alfano, pena il rischio ulteriori defezioni. A riassumere lo stato d’animo generale è stato un senatore centrista che al termine dell’assemblea di oggi ha osservato: “Siamo stati spesso importanti, mai determinanti”.