Alla vigilia della Brexit il parlamento della Scozia vota su indipendenza

28 marzo 2017

Alla vigilia dell’avvio formale delle procedure per il divorzio della Gran Bretagna dalla Ue, il parlamento scozzese si prepara a respingere le aperture della premier Theresa May e ad appoggiare il progetto della first minister di Edimburgo Nicola Sturgeon di richiedere un nuovo referendum per l’indipendenza. Il voto del parlamentari scozzesi per autorizzare Sturgeon a chiedere a Londra una nuova consultazione è previsto per oggi, dopo il rinvio deciso mercoledì a seguito dell’attentato terrorista contro il parlamento di Westminster, che ha ucciso quattro persone, ferendone decine. L’attacco non ha frenato il treno della Brexit e May ha promesso di mantenere la sua tabella di marcia, scrivendo domani alle autorità europee per invocare l’articolo 50 del trattato di Lisbona e avviare i due anni di negoziati che porteranno all’uscita di Londra dalla Ue. Il referendum sulla Brexit di giugno scorso ha dato slancio alla campagna per l’indipendenza di Sturgeon, leader del partito nazionalista scozzese Snp che governa la regione, secondo il quale la Brexit obbliga la Scozia a uscire dalla Ue contro la sua volontà. La maggioranza degli scozzesi e dei nordirlandesi ha votato per restare in Europa, ma non è bastata contro il voto di inglesi e gallesi per lasciare.

Ieri Sturgeon e May si sono incontrate in Scozia e la premier ha ribadito che “ora non è il momento” per un referendum, descrivendo le quattro nazioni che compongono il Regno Unito come “una forza inarrestabile”. La leader dello Snp ha suggerito un voto sull’indipendenza scozzese nella primavera 2019 al più tardi, prima dell’effettiva uscita della Gran Bretagna dalla Ue, ma la sua richiesta, dopo essere stata autorizzata dal parlamento di Holyrood, va accolta dal governo di Londra. Dire no al referendum scozzese sarebbe politicamente rischioso per May, il cui governo sta nel frattempo tentando di evitare l’implosione della coalizione di governo in Irlanda del Nord. Il governo nordirlandese è caduto a gennaio a seguito di una disputa tra i due principali partiti, l’unionista protestante Dup e il nazionalista irlandese cattolico Sinn Fein, che, dopo le elezioni anticipate di inizio marzo, non sono riusciti a formare un nuovo esecutivo di coalizione entro la scadenza di ieri. Il governo britannico ha rinviato la scadenza, se non ci sarà una soluzione, potrà indire un nuovo voto in Nordirlanda oppure commissariare il governo di Belfast. il destino della provincia è una delle priorità per il negoziatore capo dell’Ue per la Brexit Michel Barnier. “Non accetteremo nulla che indebolisca il dialogo e la pace in Irlanda del Nord” ha scritto ieri sul Financial Times.

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Nonostante le promesse di May che cercherà il miglior accordo possibile sulla Brexit per tutto il Regno Unito, Scozia compresa, la premier non ha convinto lo Snp. L’incertezza per il futuro dell’economia scozzese fuori dal Regno Unito è stata uno dei fattori che hanno convinto gli scozzesi a respingere l’indipendenza nel referendum del 2014, ma lo SNP sostiene che uscire dal mercato unico europeo costerebbe decine di migliaia di posti di lavoro alla Scozia. Le prospettive economiche scozzesi sono migliorate, ieri la società di esplorazione Hurricane Energy ha annunciato la “più grande scoperta non sviluppata” di petrolio in acque britanniche a Ovest delle isole Shetland, a Nord della Scozia. Ma anche May ha avuto una spinta economica, con il Qatar che ha promesso di investire cinque miliardi di sterline in cinque anni in Gran Bretagna. Un annuncio che placa i timori che gli investitori abbandonino il Regno Unito quando questo uscirà dal mercato unico, come May vuole per recuperare il controllo sull’immigrazione. Sia May sia Sturgeon sono rimaste sulle loro posizioni dopo l’incontro di ieri e difficilmente lo strappo verrà sanato in tempi brevi. La premier britannica ha lanciato un appello all’unità. “E’ il momento in cui dovremmo stringerci insieme, non allontanarci. Unirci in modo da avere il miglior accordo possibile per tutto il Regno unito” ha detto.

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