Allarme dell’Unicef: la metà dei rifugiati nel mondo sono bambini

NYHQ2013-0495

On 19 June, a boy carrying jerrycans walks amid tent shelters in the Atmeh camp for displaced people, in the north-western Idlib Governorate.By late June 2013 in Syria, some 6.8 million people, including over 3.12 million children, had been affected by the countryís escalating war. Syrians have also fled to nearby Iraq, Jordan, Lebanon and Turkey, and as far away as Egypt, bringing the total number of refugees who had registered or were awaiting registration with the United Nations High Commission for Refugees to over 1.7 million; more than 869,600 are children. Inside Syria, UNICEF-supported programmes are ongoing. Since the beginning of the year, 50 mobile medical teams in 12 governorates and other fixed health centres have administered medical check-ups to 123,206 children. Additionally, by 27 June, a national vaccination campaign set to end at the close of the month had already reached over 1 million children aged 6 months to 15 years with immunizations against measles, mumps and rubella and had protected more than 758,200 children under age 5 against polio. Initiatives in water, sanitation and hygiene include the rehabilitation of water and sewerage systems as well as the continued distribution of hygiene materials to benefit more than 407,250 people, including children and women, in six governorates. Programmes in child protection include psychosocial support services that continue to reach over 48,700 children. UNICEF, in coordination with the Ministry of Education and other partners, is supporting school clubs whose services include remedial classes. To cover emergency responses within Syria and all host countries, UNICEF has appealed for over US$470 million, of which nearly 43 per cent has been funded to date.

“La mia è stata un’infanzia felice, ma capivo quello che stava accadendo intorno a me. Una mattina mi sono alzato e i negozi erano stati saccheggiati, tutte le finestre erano state distrutte e la mia scuola bruciata”. “Il rumore era così forte. Ha tremato tutta la casa. Era così vicino. La gente gridava e correva per strada. Sono state uccise così tante persone”.

Due storie in parallelo, quella del tedesco Harry, 92 anni, che è stato rifugiato da bambino durante la Seconda Guerra Mondiale e quella di Ahmed, 12 anni, fuggito da Damasco, in Siria. Le ha messe a confronto l’Unicef in un video che rappresenta una dura testimonianza delle sfide che i bambini rifugiati continuano ad affrontare. Nel mondo sono circa 50 milioni i bambini che sono stati sradicati, 28 milioni dei quali hanno lasciato le proprie case a causa di conflitti. Per l’Unicef i bambini rappresentano oltre la metà dei rifugiati nel mondo e nel 2015 circa il 45% di loro proveniva da Siria e Afghanistan. Nel video realizzato con l’agenzia 180 Amsterdam, i due protagonisti raccontano di essere stati costretti a lasciare la propria casa e a intraprendere un viaggio alla ricerca di un posto sicuro. Tra loro ci sono oltre 70 anni di differenza, ma le due storie hanno molti punti in comune. Sono dovuti scappare, affrontando pericolosi viaggi via terra e mare. Harry ha trovato salvezza nel Regno Unito, dove ancora vive; Ahmed ha raggiunto la Svezia, dove si è riunito con la famiglia ed è tornato a scuola. “Io sono vivo – dicono entrambi – sono uno dei fortunati che ce l’ha fatta”. Dopo il numero record di morti fra migranti e rifugiati raggiunto negli ultimi tre mesi nel Mediterraneo, tra cui circa 190 bambini, l’Unicef ha rivolto un appello ai leader degli Stati membri dell’Unione europea, riuniti a Malta, sottolineando il grande pericolo rappresentato dal viaggio dal Nord Africa all’Italia e la necessità per i governi di entrambe le sponde di fare di più per salvarli.