Editoriale

Allarme governo, ora è in minoranza. La fiducia scende sotto il 50%

Crolla il consenso per il governo. E, per la prima volta, scende al di sotto del cinquanta per cento. Un segnale che mette ancor più in fibrillazione Lega e M5s che oltre a convivere con i problemi interni ai rispettivi partiti, ora devono pensare anche ai loro elettori che cominciano a dare segnali di insofferenza nei confronti di un esecutivo che, puntualmente, non fa mancare la rissa e, allo stesso tempo, non fa intravedere alcun segnale di crescita.

Uno scenario che riporta l’attenzione alla data del 20 luglio, deadline dopo di che non ci saranno più i tempi tecnici per un voto a settembre, ovvero l’ultima finestra utile per delle elezioni anticipate in questo 2019. Da qui, eloquenti le affermazioni dell’ultima ora di Giancarlo Giorgetti: “L’auspicio è che nelle prossime settimane si faccia chiarezza per capire cosa deve fare l’esecutivo”. Spazzando ogni dubbio su un eventuale Conte bis: “Non sta né in cielo, né in terra. Il M5s è contrario al governo tecnico. La Lega non lo vota. Non vedo chi lo possa votare”. Il numero due della Lega, ribadisce, ancora una volta, che non è interessato a fare il commissario in Europa. Un’affermazione che suona come una sorta di ipoteca su un ministero di un prossimo governo.

Dunque, crolla il consenso per l’esecutivo gialloverde, almeno per un sondaggio Ipsos commissionato dal Corriere. Si parla di una caduta libera che si ferma al quarantacinque per cento, sette punti in meno rispetto a tre settimane fa, ma soprattutto ventitré in meno rispetto a luglio dello scorso anno. Tra i vice premier, barcolla maggiormente Luigi Di Maio. Il giovane avellinese, in questi giorni, si ritrova a combattere sui due fronti. Uno governativo, in cui deve dare urgenti risposte su Ilva, Alitalia, Autostrade, Flat Tax, e Autonomia, proposte, queste ultime due, che fanno parte anche del contratto di governo ma che non fanno impazzire i pentastellati e il premier Giuseppe Conte. L’altro fronte è tutto interno al MoVimento, lacerato dal flop elettorale delle Europee e da una leadership, proprio quella Di Maio, a cui molti pentastellati non intendono più riconoscere. Non esce neanche indenne dal sondaggio: l’indice di gradimento del capo politico dei 5 Stelle tocca il livello più basso dall’insediamento con venticinque punti, un anno fa era a 57.

Certo, in via Bellerio, non sono tutte rose e fiori. Non mancano i mal di pancia e i malcontenti soprattutto per andare avanti a fianco con i pentastellati. Di certo, almeno finora, Matteo Salvini dimostra, anche con sforzi, a tenere bel saldo il timone del Carroccio. Mentre in tema di governo, come sempre, avendo a che fare con questioni meno scottanti, rispetto al Lavoro e allo Sviluppo di cui il suo socio pare intrappolato, può permettersi di assumere i panni del “ribelle”. Tuttavia, anche per il vice premier leghista, secondo il sondaggio, qualche segnale arriva. Infatti, scende pure l’indice di gradimento di Salvini che va sotto di dieci punti rispetto al picco di marzo dello scorso anno, e si ferma a quarantanove, quattro punti in meno rispetto all’ultima rilevazione. Più del vice premier leghista, invece, resta Conte: cinquantadue dai sessantanove di un anno fa, premiato per la sua capacità di tenuta tra i due alleati e il suo ruolo di mediazione in Europa.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da