C’è chi ha pensato di mettergli le mutande, per salvare capre e cavoli. Ma, alla fine, la soluzione venuta fuori dal cilindro della Farnesina, forse è stata peggiore, avendo ancora una volta manifestato una sudditanza culturale e artistica dell’Italia di fronte al potente mondo arabo. Parliamo dell’iconica riproduzione in grandezza naturale del David di Michelangelo esposta all’Expo di Dubai ma che milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo non potranno mai vederla dal basso verso l’alto nella sua splendida interezza.
E così, se mettendo le mutande al considerato capolavoro mondiale, coprendo di conseguenza le sue parti intime, si poteva parlare di censura ma almeno lo spettatore poteva ammirare l’imponente opera (oltre 5 metri di altezza) del maestro, protagonista del Rinascimento italiano. Con la genialata, invece, partorita dagli organizzatori del padiglione Italia, il pubblico potrà ammirare soltanto la testa di David in quanto posizionata all’altezza d’uomo.
Come dire, mettere un’opera in una vetrina mondiale per non farla vedere. E’ o no, una genialata? Perché tutto il resto del corpo statuario dell’opera, sprofonda in una sorta di tunnel ottagonale, lasciando agli acrobati la visione. Per camuffare questa sorta di sudditanza culturale dell’Italia verso il mondo arabo, è stata messo su un copione che ben recita il direttore artistico del Padiglione Italia, pur aggrappandosi sugli specchi. “Chi ha memoria, ha racconto e narrazione – spiega Davide Rampello -. Memoria era la madre della Muse. Per cui vuol dire che senza memoria non c’è né arte né scienza”.
Fatte queste dotte considerazioni, Rampello poi entra nel merito: “David è posto all’interno di un ottagono, diviso a vari palchi, per questo è un teatro verticale di 13 metri. È l’unica installazione che sfonda il pavimento in giù, collegando terra e cielo. Quando abbiamo installato la statua gli arabi sono venuti e mi hanno fatto un’intervista. Hanno sollevato subito il tema della nudità, ma gli ho spiegato che quando si guarda a un capolavoro la nudità non c’entra – prosegue Rampelli -. Non si vede la nudità, si vede un capolavoro. Loro non hanno detto niente. È un’osservazione superflua che non c’entra niente con il lavoro. Il David non è visto come sempre accade dal basso verso l’alto, ma accoglie i visitatori guardandoli in faccia. Di solito nessuno può guardarlo negli occhi”.
Tornando con i piedi per terra, se un’opera si espone e soprattutto in una grande vetrina mondiale, qual è l’Expo di Dubai, pensiamo che il motivo principale sia farla ammirare al pubblico e non certo per dare lezioni di storia dell’arte. E per come la scultura è stata collocata, di certo, è stata persa un’occasione per fare conoscere il David di Michelangelo a milioni di persone e soprattutto alle nuove generazioni. Eloquente la direttrice del museo fiorentino che custodisce il capolavoro iconico di Michelangelo, interpellata dall’Adnkronos. “Auguro al Padiglione Italia il successo meritato.
Il David originale rimane unico – puntella Cecilie Hollberg – ed è ammirabile nella sua piena bellezza e perfezione esclusivamente nella Galleria dell’Accademia di Firenze”. Il caso Dubai fa il paio con le statue di nudi coperte da veli nei Musei Capitolini “in forma di rispetto alla cultura e alla sensibilità” di Hassan Rohani nel gennaio 2016. L’allora ministro dei Beni culturali, ovvero lo stesso di oggi, Dario Franceschini, disse in merito: “Penso che ci sarebbero stati facilmente altri modi per non andare contro alla sensibilità di un ospite straniero così importante senza questa incomprensibile scelta di coprire le statue”. E del “mezzo busto” di David, oggi, che ne pensa Franceschini?