Economia

Almaviva: “Sede di Roma rimarrà chiusa, nessuna trattativa”. Convocato incontro al Mise

Almaviva non intende fare alcun passo indietro sugli accordi in merito al sito Almaviva Contact di Roma. I sindacati, invece, chiedono un incontro al governo e all’azienda di salvarlo. Continua il braccio di ferro tra lavoratori e impresa. La sede del call center della capitale e i suoi 1.666 dipendenti sono fermi dallo scorso 22 dicembre perche’ le Rsu si sono rifiutate di firmare l’accordo raggiunto al tavolo del Mise, mentre a Napoli l’intesa e’ stata accettata. Le segreterie sindacali nazionali di categoria, Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni hanno chiesto così un incontro all’azienda e al governo, nello specifico al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a quello dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda e alla sua vice Teresa Bellanova che ha da sempre seguito la vicenda. “Ognuna delle organizzazioni sindacali ha proceduto a effettuare proprie consultazioni dei lavoratori della sede di Roma” – si legge nella lettera firmata dai sindacati – e queste assemblee hanno visto “la partecipazione della stragrande maggioranza dei lavoratori e registrato la maggioranza di consensi a favore della sottoscrizione dell’intesa raggiunta la notte del 21 dicembre scorso”, continua la lettera. In considerazione di questo, i sindacati di categoria chiedono “un incontro per una conclusione positiva e la conseguente sottoscrizione del verbale di accordo anche per la sede di Roma”. Subito la Bellanova ha accolto la richiesta dei sindacati e via Twitter annuncia: convocato per domani alle 12 al ministero dello Sviluppo economico l’incontro sulla vicenda del call center Almaviva Contact richiesto dai sindacati.

NO A MODIFICHE Ma in una missiva, Almaviva risponde picche. “Non c’e’ nessuno spazio per modifiche agli accordi”: dal 22 dicembre il sito operativo di Roma “ha cessato ogni tipo di attività –  ribadisce Almaviva Contact -. L’ipotesi di attivare una trattativa supplementare, oltre che fuori da ogni logica ed in contrasto con il mandato di rappresentanza sindacale dichiarato, risulta inoltre legalmente e tecnicamente impossibile perche’ invaliderebbe l’intera procedura conclusa con la mediazione del Governo”, spiega l’azienda. “Dopo 75 giorni di trattativa, nel rispetto di tempi e modi definiti dalla legge, durante i quali tutte le rappresentanze sindacali presenti hanno opposto un assoluto rifiuto ad affrontare il confronto di merito sulle proposte presentate da Almaviva Contact senza al contempo presentare alcuna alternativa, – prosegue l’azienda – il 22 dicembre si e’ conclusa la procedura di licenziamenti collettivi con la firma di un’intesa sulla base della proposta di mediazione del Governo”. In quel contesto, “le rappresentanze sindacali della sede di Roma, le uniche legittimate alla firma, si sono rifiutate all’unanimita’ di sottoscrivere l’accordo dichiarando ufficialmente di seguire il mandato delle assemblee dei lavoratori. Le rappresentanze sindacali della sede di Napoli hanno invece firmato l’accordo”, aggiunge Almaviva.

LE NORME “Apprendiamo oggi, a seguito di sorprendenti dichiarazioni sindacali, che c’e’ chi vorrebbe cancellare tutto affermando che la totalita’ delle rappresentanze sindacali di Roma avrebbe agito contro il volere della maggioranza dei lavoratori. Come se i quasi tre mesi di trattativa fossero semplicemente stati un gioco da parte di chi ora vorrebbe rimuovere la responsabilita’ di agire sulla base di precise leggi in rappresentanza dei lavoratori”. “In linea con quanto sempre dichiarato e preso atto del pronunciamento unitario delle rappresentanze sindacali, dal 22 dicembre il sito operativo di Roma ha cessato ogni tipo di attivita’”. A Roma lavorano 1.666 dipendenti, per i quali dunque potrebbero gia’ partire le lettere di licenziamento. “Oggi, solo chi non conoscesse la normativa o pensasse di ignorarla potrebbe ritenere di riaprire un procedimento formalmente concluso e sottoscritto dalle parti congiuntamente ai competenti rappresentanti dei Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro. La norma, infatti, – conclude Almaviva – passati i 75 giorni di procedura volta a ricercare ogni strada possibile per arrivare ad un’intesa, non da’ spazio a possibilita’ di ripensamenti successivi, ne’ consente eventuali integrazioni o modifiche al testo d’accordo”.

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