Oltre 100 morti e migliaia di feriti l’ultimo bilancio provvisorio delle vittime delle esplosioni avvenute a Beirut, riferito dal ministro della Salute libanese, Hamad Hassan. Una colossale esplosione che ha scosso la capitale libanese e distrutto la casa dell’ex premier Saad Hariri. Il suo partito ha confermato che l’ex capo di governo è salvo, ma il ministero della sanità ha detto che l’impressionante deflagrazione ha causato un gran numero di feriti e gravi danni. Sulle cause non ci sono vere certezze. Secondo una prima versione le tremende esplosioni sono state causate dallo scoppio di una nave carica di fuochi artificiali. Il ministro dell’Interno libanese, Mohamed Fehmi, all’emittente Mtv Lebanon ha detto poi che la probabile causa della potente esplosione che ha sconvolto Beirut potrebbe essere stata “l’enorme quantità di nitrato di ammonio” immagazzinato nel porto della città. Le sue dichiarazioni coincidono con quanto riferito al canale libanese Al Mayadeen dal direttore generale delle dogane. Il nitrato di ammonio è un composto chimico usato come fertilizzante, ma anche per la fabbricazione di esplosivi.
I soccorritori libanesi stanno cercando “in mare” e “sotto le macerie” i corpi di eventuali ulteriori vittime delle due potenti esplosioni avvenute ieri al porto di Beirut, che hanno causato in un bilancio provvisorio oltre 100 morti e 4.000 feriti. E questo mentre il capo della Croce Rossa libanese ammette che non si è mai sentito prima “così impotente” di fronte a una tragedia di queste dimensioni. “E’ la prima volta che vediamo gli ospedali dire ‘non possiamo più ricevere’ feriti”, ha detto all’emittente locale LBCI il segretario generale della Croce Rossa libanese, George Katanah. “Le operazioni di ricerca proseguono – ha continuato – ma la situazione è drammatica. E’ la prima volta che ci sentiamo impotenti”. Da parte sua il capo della Difesa Civile, Raymon Khattar, interpellato da LBCI, ha detto che “le nostre squadre stanno cercano le vittime al mare”, e anche “sotto le macerie” spiegando che la sua struttura “ha urgente bisogno di ingegneri e bulldozer perchè diverse strutture sono in pericolo di crollo”.
L’ipotesi che più fonti di intelligence occidentali formulano quale causa della devastante esplosione è invece l’esplosione di un magazzino di armi di Hezbollah. Secondo quanto apprende l’Adnkronos, ad esplodere quindi, secondo quanto finora comunicato ufficialmente, non sarebbe stato un deposito di fuochi di artificio o un vasto quantitativo di nitrato di ammonio, come riferito dal ministro dell’Interno libanese Mohamed Fehmi, ma un deposito di armi delle milizie sciite libanesi filo iraniane. Ma nel Paese si sollevano dubbi e si parla di attentato, come riporta il Guardian. Israele e lo stesso Hezbollah hanno negato ogni coinvolgimento. Israele e nuemerosi altri Paesi, tra cui l’Italia, hanno annunciato l’invio di aiuti. L’ipotesi dell’attentato terroristico sussiste anche alla luce delle forti tensioni nel Paese.
La Croce rossa libanese ha riferito di “migliaia di chiamate” ricevute al numero di emergenza dopo le esplosioni che hanno investito la zona portuale di Beirut. “Chiediamo alle persone di chiamare il 140 solo per i casi gravi in modo da poter aiutare le persone che ne hanno più bisogno”, si legge sull’account Twitter. Sono oltre 30 le squadre della Croce rossa che stanno intervenendo dopo le deflagrazioni che, stando a una prima ricostruzione, sarebbero state causate da un incendio in una fabbrica di fuochi d’artificio. Il premier libanese Hassan Diab ha chiesto l’aiuto internazionale dopo “la catastrofe”, assicurando che “i responsabili pagheranno per quanto accaduto oggi”. “Questa è una catastrofe – ha detto il premier in un discorso alla nazione riportato dal Daily Star – lancio un appello urgente a quanti amano il Libano ad aiutarlo”. Quindi ha aggiunto: “I responsabili pagheranno per quanto accaduto oggi”.
“Le terribili immagini che arrivano da Beirut descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese – scrive su twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte -. L’Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo. Con @ItalyMFA e @MinisteroDifesa stiamo monitorando la situazione dei nostri connazionali”. Il ministro della Difesa, invece, Lorenzo Guerini ha raggiunto telefonicamente il generale Di Stasio Comandante del Contingente Italiano in Libano e il Generale Antoci Comandante della Missione Bilaterale di Addestramento. “Appena ho appreso della tremenda esplosione avvenuta a Beirut ho voluto immediatamente sincerarmi delle condizioni del nostro Contingente in Libano. Un nostro militare è rimasto lievemente ferito. A lui e ai suoi familiari va la mia solidarietà e vicinanza, cosi come a tutti i militari italiani in Libano”.
Il ministro ha voluto subito essere informato sulle condizioni del militare ed esprimere la vicinanza di tutto il Governo, ricevendo rassicurazioni sullo stato del militare che è stato lievemente ferito al braccio durante l`esplosione. Lo stabile dove si trovavano i dodici militari Italiani infatti, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall`onda d`urto. È in corso il trasferimento dei dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandoli sulle proprie condizioni.