Alta tensione tra Unione europea e Svizzera sull’equivalenza della borsa elvetica. La Commissione europea ha deciso oggi di riconoscere l’equivalenza della Borsa svizzera solo per il 2018. Decisione adottata nell’ambito della Mifid II. “Con la decisione di oggi – ha commentato il commissario Valdis Dombrovskis – assicuriamo continuità ai mercati. Anche dopo il 3 gennaio 2018 gli operatori elvetici continueranno ad avere accesso al mercato comunitario e gli investitori comunitari potranno scambiare azioni in Svizzera. Tale equivalenza è limitata a un anno e potrà essere estesa se ci saranno sufficienti progressi su un accordo quadro istituzionale”. Non si è fatta attendere la dura reazione di Berna. La Confederazione è chiaramente discriminata, ha affermato oggi alla stampa la presidente della Confederazione, Doris Leuthard, al termine di una seduta di crisi del governo. Berna “adempie le condizioni per il riconoscimento dell’equivalenza delle Borse, esattamente come gli altri Paesi terzi che hanno ricevuto un riconoscimento senza limiti temporali”.
Da parte sua la Commissione europea sottolinea che l’equivalenza nei sistemi finanziari incoraggia la convergenza delle regolazioni e delle piattaforme. Le decisioni “sull’equivalenza sono sempre basate – afferma Bruxelles – su specifiche circostanze del paese in questione e non c’è un automatico diritto all’equivalenza”. Con riferimento alla Svizzera, la Commissione europea rileva che Berna “differisce dalle altre giurisdizioni alle quali è stata recentemente garantita l’equivalenza”. In dettaglio Bruxelles spiega che l’obiettivo con la Svizzera è “molto più ampio rispetto a quanto definito con altri paesi come Stati Uniti, Hong Kong e Australia”. L’equivalenza della borsa elvetica consente infatti agli investitori europei di conservare il pieno accesso alla Borsa svizzera, continuando ad acquistare e vendere a condizioni paritarie i titoli elvetici ed esteri quotati a Zurigo. E viceversa vale per gli investitori svizzeri sulle piazze finanziarie dei paesi comunitari.