Altre esplosioni in Crimea, “sabotatori” colpiscono linea rossa

Altre esplosioni in Crimea, “sabotatori” colpiscono linea rossa
16 agosto 2022

Per la Russia sono “sabotatori” – senza nome per ora – ad aver orchestrato una serie di esplosioni in un deposito di munizioni in Crimea, la penisola annessa dalla Russia dal 2014 ma soprattutto zona considerata la linea rossa da Mosca nella guerra iniziata dalla Russia stessa il 24 febbraio. “La mattina del 16 agosto, a seguito di un sabotaggio, un magazzino militare vicino al villaggio di Dzhankoi è stato danneggiato”, si legge in un comunicato del ministero della Difesa russo. Il filmato della TV di stato russa mostra una sottostazione elettrica in fiamme. Separatamente, l’informatissimo quotidiano russo Kommersant ha citato i residenti locali che affermavano che pennacchi di fumo nero si alzavano anche su una base aerea a Gvardeyskoye, sempre in Crimea.

L’incidente segue una serie di esplosioni la scorsa settimana nella base aerea russa di Saki, sulla penisola: i funzionari ucraini hanno lasciato intendere faccia parte di una sorta di operazione speciale. La parola “sabotaggio” è stata utilizzata per la prima volta da Margarita Symonyan, la giornalista più vicina a Vladimir Putin, subito dopo che il fumo è salito dalla base di Saki, la scorsa settimana, spaventando masse di turisti russi che si riversano d’estate in Crimea. Mosca inizialmente ha parlato di incidenti. Ma ora filtra anche dalle parole della Difesa l’ammissione che gruppi armati fedeli all’Ucraina stanno danneggiando la logistica militare e le linee di rifornimento sul territorio che Mosca controlla. Il Comitato di indagine russo ha aperto un fascicolo in merito.

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Non è chiaro come i sabotatori abbiano innescato le esplosioni, anche se i media statali russi hanno ipotizzato che potrebbero aver usato piccoli droni per bombardare il deposito di munizioni e altre strutture. Di droni si sta parlando in maniera più insistente anche in merito alle richieste da parte di Kiev di equipaggiamenti militari all’Ovest. Non vi è alcuna rivendicazione, ma ci sono dichiarazioni su Twitter: il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che ha accennato a un possibile coinvolgimento: “La mattina vicino a Dzhankoi è iniziata con esplosioni”, ha scritto Podolyak, definendo l’evento come un “promemoria” mentre la “demilitarizzazione è in azione”. E il rappresentante russo più alto in Crimea, Sergei Aksyonov, ha detto che sono state evacuate 2.000 persone da un villaggio vicino al luogo del sabotaggio. Putin aveva parlato di primo mattino utilizzando una retorica già vista sull’occidente che utilizzerebbe gli ucraini come “carne da cannone” per i propri scopi e gli Stati Uniti colpevoli a suo dire di aver accresciuto le tensioni in Asia, descrivendo la visita a Taiwan del presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi come una “provocazione accuratamente pianificata”.

Ma un segnale chiaro che qualcosa non vada nella strategica Crimea sono i ritardi dei treni, in genere puntualissimi in Russia. I media locali hanno riferito che erano in corso lavori di riparazione delle ferrovie e per questo il traffico ferroviario su una parte della linea nel nord della Crimea sarebbe sospeso: i convogli subiscono un ritardo sino a tre ore. Mentre secondo i servizi segreti britannici la flotta russa del Mar Nero sta faticando per ottenere un efficace controllo del mare, con pattuglie generalmente limitate alle acque al largo della Crimea. La Russia ha già perso la sua nave ammiraglia Moskva nel Mar Nero e il mese scorso l’esercito ucraino ha ripreso l’avamposto strategico dell’Isola dei Serpenti al largo della costa sud-occidentale dell’Ucraina, fondamentale per garantire le rotte marittime da Odessa, il porto più grande dell’Ucraina.

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