Economia

Altro schiaffo dell’Istat a Renzi, l’Italia non cresce. L’ottimismo renziano non basta

di Enzo Marino

L’economia è ferma e l’opposizione parte all’attacco del governo Renzi. Nella nota mensile, l’Istat ha certificato che l’economia italiana ha interrotto la fase di crescita. In pratica, l’indicatore rimane “negativo” a luglio, suggerendo per i prossimi mesi “un proseguimento della fase di debolezza dell’economia italiana”. Dunque, il premier Matteo Renzi dovrà reggere a quest’altro schiaffo dell’Istat che lo mette di fronte alla realtà grazie a dati inequivocabili: l’Italia ha fermato il suo cammino in crescita. Il che vuol dire che servono a poco sia l’ottimismo che le promesse in vista del referendum. Dopo la crescita registrata nei trimestri precedenti, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo, sottolinea l’Istat, “ha subito una battuta d’arresto, segnando una variazione nulla su base congiunturale. La variazione rispetto al secondo trimestre 2015 è stata pari allo 0,8%, in calo rispetto all’1% registrato nel primo trimestre”. Alla variazione congiunturale del Pil, spiega l’istituto di statistica, “ha contribuito positivamente la domanda estera netta (+0,2 punti percentuali): le importazioni sono aumentate dell’1,5% e le esportazioni dell’1,9%. L’apporto degli investimenti e dei consumi finali nazionali è stato nullo. La dinamica della domanda interna è stata caratterizzata dalla sostanziale stabilità dei consumi finali nazionali, sintesi di una crescita dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di una flessione dello 0,3% della spesa della Pa, e dalla contrazione congiunturale degli investimenti fissi lordi (-0,3%), determinata principalmente dalla diminuzione della spesa per macchinari, attrezzature e altri prodotti (-0,8%).

LAVORO Nel mese di luglio, rileva ancora l’Istat, “la dinamica del mercato del lavoro ha mostrato una battuta d’arresto. Gli occupati totali sono diminuiti di circa 63 mila unita’ (-0,3%) dopo 4 mesi consecutivi di aumento. Nel trimestre maggio-luglio, l’occupazione e’ comunque aumentata in misura significativa (+0,7% rispetto al trimestre precedente, pari a +157 mila unita’). La riduzione degli occupati in luglio ha riguardato esclusivamente gli indipendenti (-68 mila) e in misura maggiore la componente femminile (-51 mila). I disoccupati totali sono diminuiti determinando un calo del tasso di disoccupazione che si e’ attestato all’11,4% (-0,1 punti percentuali). Nella fascia di eta’ 15-24 il tasso di disoccupazione e’ cresciuto per il terzo mese consecutivo (+39,2%) mentre per gli occupati con 50 anni e piu’ il tasso di occupazione e’ aumentato per la settima volta dall’inizio dell’anno. Le retribuzioni sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto a giugno”

COSTRUZIONI Gli investimenti in costruzioni hanno registrato una variazione nulla mentre la componente dei mezzi di trasporto ha segnato una variazione positiva (+1,4%)”. L’industria in senso stretto, prosegue la nota, “ha mostrato segnali di debolezza registrando una riduzione significativa del valore aggiunto (-0,8% rispetto al primo trimestre). Le attese per il prossimi mesi permangono deboli. Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere e’ infatti peggiorato nel mese di agosto non evidenziando segnali di particolare vivacità tra le componenti. Il valore aggiunto delle costruzioni ha invece segnato un lieve incremento congiunturale (+0,1%) dopo il forte calo registrato nel trimestre precedente (-0,5% rispetto al quarto trimestre 2015). Ad agosto, il clima di fiducia ha segnato un peggioramento mantenendosi comunque sui livelli più elevati degli ultimi mesi.

SERVIZI Anche il comparto dei servizi ha registrato una variazione congiunturale positiva (+0,2), confermando una tendenza espansiva che persiste da 5 trimestri, seppure con andamenti differenziati a livello settoriale. Le attività finanziarie e assicurative hanno segnato la diminuzione più marcata (-0,6%), anche se di intensità minore rispetto ai trimestri precedenti. Flessioni di minore entità hanno caratterizzato i servizi di informazione e comunicazione e la PA, difesa, istruzione e sanità (-0,2% per entrambi i comparti). Incrementi significativi riguardano le attività professionali e di supporto (+0,5%), il commercio, il trasporto e l’alloggio (+0,4%) e le attività immobiliari (+0,4%)”.

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