Altro simbolo dell’antimafia indagato, Maniaci accusato di estorsione: “Sono una potenza”
SICILIA Il direttore dell’emittente Telejato, noto per le sue lunghe battaglie in difesa della legalità, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto
Altro simbolo dell’antimafia, Pino Maniaci, è indagato dalla procura di Palermo con l’accusa di estorsione. il direttore dell’emittente Telejato, noto per le sue lunghe battaglie in difesa della legalità, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto, al fine di evitare commenti critici sull’operato delle amministrazioni. Si definiva e si sentiva una “potenza”. Uno davanti al quale “tutti si cacano se li sputtano in televisione”. Convinto di potere mandare a casa anche un sindaco “se non si mette le corna a posto”. Eccolo Pino Maniaci, esponente dell’antimafia da tv, destinatario di un provvedimento di divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani, il quale dopo le presunte intimidazioni aveva fatto incetta di solidarieta’: “Tutti in fibrillazione sono, mi ha telefonato anche quello str…. di Renzi”. Solo che le minacce non erano un fatto di mafia, non le aveva ricevute dai boss, ma dal marito della sua amante, davanti alla quale il giornalista – indagato per estorsione in relazione alle richieste di denaro, favori e assunzioni ai sindaci di Partinico e Borgetto in cambio di una linea piu’ morbida nei suoi tg – straripa senza freni, promettendole anche un posto nell’Azienda sanitaria provinciale. “Tu non hai capito la potenza di Maniaci”, tuonava non sapendo di essere intercettato dai carabinieri. I militari della Compagnia di Partinico dal 2012 indagavano sulla mafia di Borgetto, oggi colpita duramente con l’operazione “Kelevra” e l’esecuzione di dieci misure cautelari; fino a quando si sono imbattuti su quello che, secondo gli inquirenti, e’ l’ultimo caso, in ordine di tempo, di uso dell’antimafia come arma impropria, piegata ai propri fini. L’inchiesta e’ coordinata dal capo della Dda di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Francesco Del Bene, Amelia Luise, che hanno chiesto e ottenuto la misura cautelare per il direttore di Telejato, ‘collezionista’ di riconoscimenti, uno dei quali bollato come “premio internazionale del caz… di eroe dei nostri tempi”, ovviamente.
L’indagine su Maniaci rientra nell’ambito di una più vasta operazione antimafia che ha portato all’esecuzione di 10 misure cautelari nei confronti di persone legate alla famiglia mafiosa di Borgetto a fronte delle accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Dal 2012 i militari tenevano sotto osservazione il clan, con particolare riferimento ai fratelli Antonino, Tommaso e Francesco Giambrone, rilevando il ruolo di comando assunto dal primo. L’11 febbraio del 2013 era stato scarcerato Nicolo’ Salto, storico esponente mafioso in opposizione allo schieramento della famiglia Giambrone, una contrapposizione che aveva gia’ portato all’omicidio di Antonino Giambrone, classe 1971. Salto, tornato in liberta’, aveva cercato immediatamente di imporre la sua presenza sul territorio, anche con danneggiamenti a imprenditori locali. Nell’aprile del 2013, Antonino Giambrone era stato arrestato nell’operazione “Nuovo Mandamento”. Poco dopo, in un incontro in corso Roma, a Borgetto, Salto rassicuro’ il padre di Antonino sulla sorte del figlio. Un incontro che aveva segnato una pax mafiosa tra clan rivali e l’affermazione di Salto che cominciava ad avvalersi dei Giambrone per la raccolta dei proventi estorsivi. Il sostegno logistico era fornito da Antonino Frisina, autista del boss. Le attivita’ tecniche hanno consentito inoltre di documentare l’interesse del gruppo mafioso a condizionare le scelte amministrative del comune di Borgetto, con particolare riguardo all’esecuzione di alcuni lavori pubblici. In tale contesto, spiegano i carabinieri, “e’ stata documentata la condotta di Pino Maniaci, direttore dell’emittente televisiva Telejato”, indagato per estorsione accusato di “avere ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto per evitare commenti critici sull’operato delle amministrazioni”.