Alzheimer: C4D il test tutto italiano che previene malattia

21 aprile 2014

C4D, un semplice esame diagnostico, una sigla dietro la quale puo’ esserci la possibilita’ concreta di evitare la malattia di Alzheimer. Un prelievo del sangue e un’analisi ad hoc sono alla base di uno studio di ricerca tutto italiano iniziato una decina d’anni fa. Gia’ in precedenza, a cominciare dal 1984, studi internazionali sulla malattia di Alzheimer avevano dimostrato la correlazione tra la presenza di rame in eccesso e la possibilita’ di sviluppare la malattia di Alzheimer. In questi ultimi anni i ricercatori italiani sono andati oltre e attraverso studi clinici su pazienti e nuove analisi genetiche sono riusciti a dimostrare scientificamente lo stretto legame tra l’eccesso di una particolare frazione di rame nel sangue e la malattia di Alzheimer. In almeno il 60 per cento dei casi il rame puo’ rappresentare un elemento determinante nello sviluppo della malattia. Come spesso accade, pero’, senza l’aiuto e gli investimenti privati la ricerca coordinata da Paolo Maria Rossini (Policlinico Gemelli di Roma) e da Rosanna Squitti (Fondazione Fatebenefratelli, AFaR Isola Tiberina di Roma) in collaborazione con ricercatori dell’IRCCS San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, sarebbe rimasta una mera certezza scientifica senza effetti pratici e concreti nella vita delle persone.

Senza gli investimenti per realizzare strumenti innovativi per la diagnosi precoce e la cura delle malattie neurodegenerative lo studio forse avrebbe dovuto aspettare ancora anni prima di ottenere quei risultati concreti che oggi sono disponibili per tutti. Con queste premesse, la Canox4Drug, una nuova societa’ di ricerca nel campo biomedico nata nel luglio 2012 che ha gia’ sviluppato, prodotto e commercializzato molteplici prodotti in Italia, Europa ed Asia nell’ambito dell’ Health Care, ha investito nella ricerca per la messo a punto un metodo innovativo per misurare la quantita’ di rame ”libero” circolante nel sangue, definito rame ”Non-ceruloplasminico”, che e’ un marker della probabilita’ di contrarre dopo pochi anni la malattia di Alzheimer. Il marker precoce individuato consente di accorgersi di questo fattore di rischio che e’ modificabile e di conseguenza da’ l’opportunita’ di intervenire attraverso l’alimentazione o l’assunzione di integratori a base di zinco, con buone probabilita’ di prolungare i tempi di manifestazione della malattia o di evitarla completamente.

Il test C4D funziona in modo molto semplice: una sonda fluorescente a spegnimento emette un segnale che viene quantificato da un lettore; quando lega il rame cambia di conformazione interrompendo il segnale. Il cambiamento di emissione viene letto dal lettore di fluorescenza ed e’ proporzionale alla quantita’ di rame Non-ceruloplasminico presente nel campione. La malattia di Alzheimer secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’, colpisce 35,6 milioni di persone in tutto il mondo e dovrebbe raddoppiare nel prossimo ventennio, arrivando ai 115,4 milioni entro il 2050. Attualmente e’ possibile eseguire il test C4D in quasi tutte le regioni italiane.

 

 

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