Amate, invidiate e troppo spesso copiate. Le scarpe italiane sono un’icona del made in Italy nel mondo. Con le sue 5.000 aziende e i suoi 77.000 addetti, l’Italia è il primo produttore di calzature all’interno dell’Unione Europea e il terzo esportatore al mondo in termini di valore. Proprio per promuovere la scarpa italiana sui mercati esteri, Assocalzaturifici ha organizzato dei roadshow internazionali, l’ultimo dei quali ha toccato Vietnam, Australia e Cina. Abbiamo incontrato il direttore generale, Tommaso Cancellara al termine di quest’ultimo viaggio, partito da Ho Chi Minh, capitale economica vietnamita: “Sono soddisfatto perché andando sui mercati ci si accorge che c’è molta voglia di made in Italy. Il Vietnam è ancora un mercato chiuso per le nostre calzature però c’è tantissima voglia di made in Italy. Io ho visitato i più importanti punti di retail, soprattutto due centri commerciali dove oltre al primo piano dove ci sono marchi di lusso anche italiani, il secondo e il terzo piano sono tutti di Italian sounding”
Questo fenomeno, che investe molti settori fra cui la moda e l’agroalimentare, è una spina nel fianco per i produttori italiani, ma anche un termometro per misurare l’interesse all’estero delle nostre produzioni. “Sono arrabbiato, ma felice. Arrabbiato perchè l’Italian sounding non è l’azienda italiana, perchè rischia di rovinare il vero made in Italy. Felice perchè evidentemente è il mercato che chiede l’Italia che vuole il made in Italy”. Per Assocalzaturifici il roadshow non è soltanto un momento promozionale, ma anche un importante osservatorio sui trend di mercato che talvolta riservano delle sorprese, come l’Australia dove è in atto una sorta di tempesta perfetta, con misure a sostegno dei consumatori e flussi migratori che sostengono il mercato del bello: “L economia australiana non ha mai risentito della crisi, dal 2008 è sempre e solo cresciuta. E’ un mercato ancora piccolo, 20milioni di abitanti, però è un mercato che ha voglia di made in Italy”.
Nella panoramica sulle esportazioni tracciata da Cancellara, segnali incoraggianti arrivano dall’America latina con cui si spera l’Europa sottoscriva trattati bilatelari per superare i dazi, dal centro America, dal Canada, dalla Turchia e dall’Africa. In Europa i mercati tedesco, francese e svizzero continuano a crescere, mentre qualche incognita pesa ancora sul mercato russo, il primo mercato non europeo al mondo per le scarpe italiane: “La Russia ha vissuto un periodo difficilissimo e le nostre aziende lo hanno seguito con loro il periodo difficilissimo. L’Europa non ha molto aiutato con dei dazi che potevano essere evitati o tolti prima. Abbiamo visto una timida ripresa, il rublo si è stabilizzato. Il petrolio è in ripresa e i Paesi Opec hanno trovato un accordo di conseguenza il consumatore russo riprende a comprare calzature italiane”. Parlando di esportazioni e mercati esteri, imprescindibile è il tema delle misure neo-protezioniste che si affacciano all’orizzonte di rapporti con gli Stati Uniti: “Siamo moderatamente preoccupati, ma anche moderatamente ottimisti sul fatto che non ci saranno dazi per la nostra industria. Se bene ho capito cosa vuol fare Trump, vuole proteggere la produzione americana. Ma la calzatura di alto livello non è fatta in Usa, ma in Italia allora mi viene il dubbio se riusciranno a portare dazi anche sul nostro mercato. La vedo più difficile”.