Salute e Benessere

Amiloidosi cardiaca: imparare a conoscerla con “Il cuore lo sa”

Ascoltare il nostro cuore. Imparare a riconoscere i segnali di qualcosa che non va può voler dire individuare per tempo i sintomi dell’amiloidosi cardiaca, una malattia rara per la quale esistono terapie in grado di rallentarne il decorso ma che se non curata in tempo può causare un danno cardiaco irreversibile. Promuovere una corretta informazione su questa patologia è l’obiettivo della campagna “Il cuore lo sa – AMIloidosi cardiaca: Ascolta, Monitora, Informati” promossa da Pfizer con l’egida della Società Italiana di Cardiologia (SIC) e la collaborazione di Fondazione italiana per il cuore e fAMY Onlus. 

“L’amiloidosi cardiaca – spiega ad askanews Cristina Chimenti, Professore Associato di Cardiologia all’Università Sapienza di Roma – è una malattia rara dovuta alla deposizione tra le cellule cardiache di una sostanza rigida, insolubile che si chiama appunto sostanza amiloide. Conosciamo due tipi di amiloidosi cardiaca: la amiloidosi AL, in cui l’amiloide viene formata dalle catene leggere di immunoglobuline, che sono i nostri anticorpi, e l’amiloidosi da transtiretina in cui la proteina è appunto la transtiretina. Questa seconda forma esiste in due varianti: una forma eredo-familiare, legata a una mutazione genetica della transtiretina che la rende instabile e propensa a formare sostanza amiloide e una forma invece legata all’età anziana che chiamiamo wild type o senile, legata appunto all’invecchiamento”.

“I fattori di rischio per l’amiloidosi cardiaca – prosegue la Chimenti – dipendono dal tipo di amiloidosi. Per quel che riguarda l’amiloidosi da transtiretina nella forma eredo-familiare il fattore più importante è essere portatori della mutazione genetica. L’amiloidosi da transtiretina senile, invece, ha come fattori di rischio più importanti il sesso maschile e l’età maggiore di 65 anni. Per quel che riguarda l’amiloidosi AL il fattore di rischio più importante è essere portatori di una patologia ematologica, quindi un linfoma, una leucemia, un mieloma multiplo o anche una gammopatia monoclonale benigna che è molto frequente negli anziani e che a volte può dare origine ad amiloidosi cardiaca”.

Affanno, mancanza di fiato, palpitazioni, svenimenti sono alcuni dei sintomi associabili a questa patologia. Sintomi da non sottovalutare, che è bene riferire al proprio medico di base. “Nell’amiloidosi cardiaca ora sappiamo che la diagnosi precoce è fondamentale e questo perché allo stato attuale esistono delle terapie per tutte le forme diverse di amiloidosi cardiaca. Quindi – sottolinea la professoressa Chimenti – tanto più precocemente vengono identificati i pazienti e tanto più efficaci sono le attuali terapie della malattia. Il nostro cuore ce lo dice che c’è qualcosa che non va, dobbiamo imparare a riconoscerlo. La consapevolezza, la conoscenza della malattia – conclude – è il primo fondamentale passo per riuscire a riconoscerla e a curarla bene”.

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